La mia morale per questa fiaba: mai cercare di separare la Luna e il Mare
C’era una volta, in
un piccolo Regno affacciato sul mare, un Re disperato. (Il mare della Liguria? Chissà! Certo
è che il mare ci fa pensare al viaggio; il mare, con il temperamento imprevedibile
può mutare le sorti dei personaggi. In realtà, il mare di questa fiaba è
piuttosto statico: non ci sono tempeste; onde altissime; correnti indomabili.)
La sua unica figlia,
la Principessa reale, un bel giorno era sparita nel nulla, non lasciando alcuna
traccia di sè. (Eccola
qui la caratteristica di questo mare: è un mare che cattura e nasconde; viene
infatti istintivo, leggendo, pensare che la fanciulla sia scomparsa in mare.)
Il Re aveva
provveduto ad offrire una lauta ricompensa, oltre alla mano della giovane, a
chi fosse riuscito a ritrovarla e a riportarla sana e salva nel suo Regno. Tutti
i giovani più prestanti si erano impegnati in lunghe ricerche per Terra ma
nessuno ancora aveva pensato di cercarla per mare… (Anche in questa fiaba compare una
tematica spesso ricorrente: il Re, perduta la figlia, promette la stessa figlia
in sposa all’uomo che la ritroverà. Non importa chi sia questo uomo, il Re non
cerca un marito ricco, bello o potente ma cerca un uomo valoroso che riporti a
casa la sua proprietà (la figlia) e così dimostri di saperla anche difendere.
Difendere la figlia o il patrimonio che questa avrà in eredità?).
-E’ troppo
pericoloso-dicevano-non si sa mai cosa può succedere una volta lontani da
terra...e se arrivasse una tempesta? Un mostro marino? E se il vento ci
portasse fuori rotta facendoci perdere nella vastità del mare? No, no non si
può andare per mare a caso cercando qualcuno, in mare si va per pescare, per
commerciare su rotte ben conosciute, al limite per combattere contro i nemici,
ma così…. (Qui
abbiamo l’atteggiamento consono e abituale, in base al quale, gli esseri umani
agiscono; agiscono sempre come hanno imparato e il nuovo li spaventa ma…)
Un capitano esperto
in rotte commerciali ed avvezzo all’arte degli affari però , aveva
fiutato un’opportunità per arricchirsi e diventare il futuro sovrano. Decise
quindi di avventurarsi per mare con la sua nave in cerca della Principessa.- La
prima cosa da fare,è mettere insieme una ciurma!-disse pieno di autorità da
comandante. (…arriva
a questo punto chi sceglie di fare diversamente dagli altri: arriva il
creativo, il folle, il coraggioso che, con difficoltà, troverà dei compagni)
Ma cerca di qua, cerca di là, nessun marinaio era disposto ad andare con lui.
Ma cerca di qua, cerca di là, nessun marinaio era disposto ad andare con lui.
Dopo che ebbe
cercato e chiesto e girato per tutto il regno, il capitano adocchiò uno strano
marinaio: era Baciccin Tribordo.
(Eccolo è lui, lo “strano”, ossia “fuori dall’ ordinario”)
Era come sempre molto ubriaco e si trastullava fuori dall’osteria da cui l’avevano buttato fuori per l’ennesima volta. (Quel “buttato fuori per l’ennesima volta” ci suggerisce che oltre che strano, il personaggio è anche un emarginato, un rifiutato dalla società. Come molti protagonisti di fiabe - i poveri; i bambini abbandonati a genitori e matrigne; le persone raggirate dagli altrui imbrogli - anche il nostro Baciccin avrà la sua rivincita).
Era come sempre molto ubriaco e si trastullava fuori dall’osteria da cui l’avevano buttato fuori per l’ennesima volta. (Quel “buttato fuori per l’ennesima volta” ci suggerisce che oltre che strano, il personaggio è anche un emarginato, un rifiutato dalla società. Come molti protagonisti di fiabe - i poveri; i bambini abbandonati a genitori e matrigne; le persone raggirate dagli altrui imbrogli - anche il nostro Baciccin avrà la sua rivincita).
Era tutto fuorchè presentabile. (Aspetto
evidentemente asociale).
- Verresti sulla
mia nave alla ricerca della Principessa?- (Si presenta una possibilità di riscatto).
Gli chiese il capitano.
Gli chiese il capitano.
-Perchè no?-rispose
Baciccin-tanto qui non mi fanno più entrare… (Accettazione della sfida).
E così Baciccin fu
il primo a salire sulla nave, portandosi dietro alcuni marinai che vedendolo,
avevano preso coraggio e avevano deciso di tentare.
Una volta a bordo,
Baciccin non faceva,come al solito, che ubriacarsi, dormire e ciondolare
sghembo per tutta la nave, senza riuscire a fare nessun lavoro utile…
Gli altri marinai
cominciarono a lamentarsi con il capitano e nessuno lo sopportava più. (Anche qui Baciccin è diventato
un emarginato, uno “strano”).
-Baciccin-disse un
giorno il capitano-scendi nella scialuppa e và ad esplorare quello scoglio che
si vede in lontananza…
Appena Baciccin fu nella scialuppa, il comandante diede l’ordine di allontanarsi e lo abbandonò, solo, in mezzo al mare. (A questo punto Baciccin non è solo un espulso dalla società ma la sua espulsione è avvenuta tramite l’inganno, diventa quindi vittima degli altri; questa vittima adesso, in base alla coerenza che ci si aspetta da una fiaba, dove la vittima ha la sua rivincita (a parte in Andersen) avrà sicuramente un colpo di fortuna.)
Appena Baciccin fu nella scialuppa, il comandante diede l’ordine di allontanarsi e lo abbandonò, solo, in mezzo al mare. (A questo punto Baciccin non è solo un espulso dalla società ma la sua espulsione è avvenuta tramite l’inganno, diventa quindi vittima degli altri; questa vittima adesso, in base alla coerenza che ci si aspetta da una fiaba, dove la vittima ha la sua rivincita (a parte in Andersen) avrà sicuramente un colpo di fortuna.)
Se Baciccin si
accorse o meno dell’accaduto, ubriaco com’era, non ci è dato
sapere…Comunque, a bordo della sua scialuppa, si avvicinò allo scoglio
indicatogli dal capitano, ancorò la barca e scese a dare un’occhiata.
Sullo scoglio vide una grotta e senza tanto pensare ci entrò dentro (La grotta è simile al mare: cattura e nasconde; per uscirne, così come per entrare, si affronta di solito un labirinto o un mostro a guardia della sua entrata; anche qui Baciccin avrà a che fare con un mostro).
Sullo scoglio vide una grotta e senza tanto pensare ci entrò dentro (La grotta è simile al mare: cattura e nasconde; per uscirne, così come per entrare, si affronta di solito un labirinto o un mostro a guardia della sua entrata; anche qui Baciccin avrà a che fare con un mostro).
Era buia e umida e
in fondo in fondo, legata con una catena di ferro, stava la Principessa!-Come
hai fatto a trovarmi?
-Così…., andavo a
caccia di polpi…-rispose Baciccin.
-Allora ti farà
piacere sapere che è stato proprio un polpo gigante a rapirmi e ora mi tiene
qui prigioniera.
Ma per tre ore al
giorno, da polpo si trasforma in triglia, poi in gabbiano e alla fine vola via… (Una sorta di mostro: un polpo
gigante che, da vero mostro, si trasforma da essere mostruoso in pesce e infine
in uccello che vola via, come dire che il male (mostro) può giungere anche ad
essere lieve e volare via).
-Intanto ti sciolgo
dalla catena-disse Baciccin-poi si vedrà.
Quando il polpo
arrivò, Baciccin attese che si trasformasse in triglia e la pescò con la sua
rete.
Mentre stava per
ucciderla però, si accorse che la triglia si stava già trasformando in
gabbiano, così la colpì con un remo impedendogli di volare via .-Grazie
mio salvatore! -esclamò la Principessa- voglio donarti questo anello reale per
dimostrarti la mia gratitudine.
(“Mio salvatore”, con questa espressione e la donazione dell’anello la Principessa “accetta” l’uomo come suo
sposo, prima ancora che il Re riconosca il salvatore della figlia) Baciccin, che era di poche parole, si
mise l’anello prezioso di diamanti luccicanti al mignolo, prese la
Principessa per mano e disse- ora ti riporto da tuo padre, andiamo. Salirono
sulla scialuppa e si misero in viaggio…
Dopo un pò scorsero una nave in lontananza: era la nave del capitano che aveva abbandonato Baciccin in mezzo al mare… (Il viaggio ritorna, come accade nelle fiabe, al punto in cui la vicenda dello sventurato protagonista – Baciccin - ha avuto inizio).
Dopo un pò scorsero una nave in lontananza: era la nave del capitano che aveva abbandonato Baciccin in mezzo al mare… (Il viaggio ritorna, come accade nelle fiabe, al punto in cui la vicenda dello sventurato protagonista – Baciccin - ha avuto inizio).
La nave si avvicinò
e il capitano non credette ai suoi occhi quando vide la Principessa
insieme a Baciccin Tribordo.
(Notare che a questo punto Baciccin riacquista il cognome, ossia il
riconoscimento sociale. Aveva un cognome prima di salire a bordo della nave,
durante il viaggio e le avventure che ha dovuto affrontare, il cognome lo aveva
perso è rimasto solo il nome Baciccin, come fosse stata sospesa la sua identità.
Quasi al termine delle avventure e, vittorioso, è degno di essere di nuovo
riconosciuto tra gli uomini).
-Cara Principessa, non
vorrete mica dire a vostro padre di essere stata ritrovata da quell’ubriacone
poco di buono…Ditegli che sono stato io a ritrovarvi e che lui ha soltanto
eseguito i miei ordini…
(Di nuovo si ricrea l’azione ingannatrice nei confronti di Baciccin…)
La Principessa, poco
convinta, gli rispose che avrebbe saputo lei cosa dire al momento
opportuno. (…ma
il ruolo della donna nella fiaba, spesso è quello di raggirare, non con l’inganno
ma con l’intuizione)
Il capitano, per
sentirsi più sicuro, fece ubriacare per bene Baciccin, aspettò che si
addormentasse del sonno pesante e senza ritorno causato dal vino e lo
gettò in mare… (Il
mare cattura di nuovo Baciccin come aveva catturato la Principessa: i due
destinati a diventare marito e moglie).
Arrivati a terra,
il Re organizzò una formidabile parata, e balli, e banchetti e chi più ne ha
più ne metta e naturalmente diede per scontato che il valoroso che aveva
trovato sua figlia fosse il capitano. Il giorno delle nozze, il corteo
stava sfilando per il centro del paese quando qualcosa di veramente inquietante
accadde:
un essere irriconoscibile, coperto di alghe verdi viscide e melmose, si avvicinava tranquillo verso il corteo spaventando tutti. (Nel momento in cui tutto sembra andare verso il “vissero felici e contenti” la fiaba si ribella perché non è questa la coppia che sarà felice e contenta. Ecco il colpo di scena: rientra in scena Baciccin, l’uomo che non è stato fagocitato dal mare ma che nel mare ha vissuto a lungo, lo dimostra il fatto di essere coperto di alghe: il mare lo ha accolto nella sua vita e in qualche modo lo ha restituito al suo destino di fiaba).
un essere irriconoscibile, coperto di alghe verdi viscide e melmose, si avvicinava tranquillo verso il corteo spaventando tutti. (Nel momento in cui tutto sembra andare verso il “vissero felici e contenti” la fiaba si ribella perché non è questa la coppia che sarà felice e contenta. Ecco il colpo di scena: rientra in scena Baciccin, l’uomo che non è stato fagocitato dal mare ma che nel mare ha vissuto a lungo, lo dimostra il fatto di essere coperto di alghe: il mare lo ha accolto nella sua vita e in qualche modo lo ha restituito al suo destino di fiaba).
Ma aveva qualcosa
che brillava di una luce chiara e sfavillante e più si avvicinava, più la luce
aumentava. (La
luce che esplode dal corpo ricoperto di alghe è la luce dell’anello ma anche
della verità che rivela la vera identità e come giustiziera colloca la vittima
al posto del traditore).
-Il mio anello!
-gridò la Principessa- è lui che mi ha salvato, padre. E’ lui che mi ha trovato
su uno scoglio sperduto, mi ha liberato dalla prigionia e dal terribile mostro
che mi teneva incatenata in una orrenda grotta. Io gli ho donato l’anello. Lo
riconosco!- (La
Verità).
A queste parole il
Re si rivolse pieno di rabbia al capitano (La Giustizia).
-Come hai osato
prendermi in giro? Pensavi di farla franca e riuscire sposare mia figlia
indegnamente? Per tutto questo sarai punito!- Fece salire il capitano
sulla piccola scialuppa e lo spedì in mare bandendolo per sempre dal suo Regno. (Il Capitano perde così la
terra, la patria e sarà condannato a viaggiare attraverso quel mare che non gli
è stato complice nel nascondere i suoi inganni).
Baciccin prese il
posto del capitano nel corteo nunziale così com’era e si sposò con la
Principessa.
Lei bianca come la
Luna, lui verde come il Mare.
(Il Mare e la Luna, il mare fa specchiare la luna e la luna provoca le basse e
le alte maree. Sciagurato chi osa dividerli).
(Italo
Calvino)
Interessante che i padri-sovrani delle favole facciano di tutto per ritrovare una figlia "perduta", per riperderla subito dopo dandola come sposa ad un altro uomo... E'perchè devono decidere loro a chi va in sposa? E se la figlia si fosse allontanata per propria volontà? Cosa rappresentano i mostri, gli orchi, o tutte le creature malvage che vanno in giro a rapire donzelle nelle fiabe? E le madri, a volte assenti (morte) oppure cattive (matrigne, of course... le madri "vere" non farebbero mai del male volontariamente alle proprie figlie)? Cosa rappresentano? Le favole, anche se belle, sembrano un po'anacronistiche per i nostri tempi, finchè si apre il giornale, o arrivano notizie che sempre più donne vengono uccise per aver detto no, o per aver cambiato idea. E ci si sente anche dire che è colpa nostra, che se ci comportassimo e ci vestissimo meglio non succederebbe niente di male. Abbiamo forse sbagliato a non dire NO ai nostri figli maschi, forgiando quindi la loro convinzione che tutto gli deve essere dato, oppure il continaure a trattare le donne come cittadini di seconda classe nasconde un malessere più profondo? Il Medio Evo sembra essere ritornato... speriamo che non torni la caccia alle streghe... altrimenti dobbiamo cambiare favole!
RispondiEliminaFlavia
Benvenuta Flavia in questo blog! Le fiabe hanno una loro simbologia, è un simbolo il Re, il mare, il viaggio, ecc. in base a questa lettura simbolica le fiabe sono attualissime. Le donne, per come la vedo io, saranno sempre vittime, così come lo saranno i bambini perchè i più indifesi saranno sempre i capri espiatori dei malesseri della società e della violenza e cattiveria che è insita nell'essere umano. Grazie per il commento.
EliminaGrazie Marcella. Hai ragione... i deboli saranno sempre vittime, a meno che non si riprendano il potere :-)
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