Animali nelle fiabe: il Lupo

Immagine di Gustave Dorè
Vedi il post La Storia illustrata di Cappuccetto Rosso

Il percorso che Cappuccetto Rosso intraprende nel bosco per andare a trovare la nonna è un percorso lineare (non ci sono intoppi e lei cammina lungo un sentiero) ed abituale (andava quotidianamente dalla nonna a portarle provviste e medicine) ma, come accade nelle favole, ad un certo punto il percorso viene interrotto, ostacolato o, per scelta del protagonista, abbandonato. Abbiamo già visto alcuni che lasciano “la strada vecchia per quella nuova” primo fra tutti Pinocchio. L’interruzione del percorso costituisce quasi sempre nella fiaba l’inizio della crescita del protagonista, l’annuncio di un cambiamento. Cappuccetto abbandona il sentiero familiare e sereno – è infatti arricchito di fiori, farfalle ed uccellini che cantano - e su invito del lupo va a cercare fiori da portare alla nonna, immergendosi nello sconosciuto bosco. Il lupo rappresenta l’arrivo del pericolo per la bambina: Cappuccetto sta per concludere il periodo dell’infanzia e sta diventando grande e per lei i pericoli, personificati dal lupo, aumentano. Sentite l’ammonimento che fa Perrault ad un certo punto: 
“Qui si vede che i bimbi, ed ancor più le care 

Bimbe, così ben fatte, belline ed aggraziate 

Han torto ad ascoltare persone non fidate 

Perché c’è sempre il lupo che se le può mangiare. 

Dico il lupo perché non tutti i lupi 
Son d’ una specie, e ben ve n’è di astuti 
Che, in silenzio, e dolciastri, e compiacenti, 
inseguon le imprudenti fin nelle case. 
Ahimè son proprio questi i lupi più insidiosi e più funesti! ” 

(Da I racconti di Mamma Oca di Charles Perrault nel 1697). 



Non si può non pensare al pericolo della pedofilia. Cappuccetto sta per “morire” come bambina e, dopo aver vinto il lupo, nascerà ad uno stadio evolutivo più alto. Anche nel bosco di Cappuccetto ad un certo punto appare una casetta. La casetta era apparsa a Biancaneve ad Hansel e Gretel e tanti altri personaggi. Questa è una casetta che la bambina già conosce (a differenza di Biancaneve ed Hansel e Gretel che si imbattono meravigliati in qualcosa che vedono per la prima volta), non dovrebbe quindi riservare sorprese ma in realtà qualcosa di nuovo c’è: Cappuccetto vede la porta spalancata. Allo stesso tempo un invito ad entrare o un invito ad essere accorta? Entra e, passa dalla casa una volta accogliente, ad un altro luogo: la pancia del lupo. Insieme alla nonna si ritrovano in un’ “abitazione” dove non avviene il consueto scambio di convenevoli, di dolcetti e medicine ma un luogo buio dove rischiano di essere digerite per sempre. Come due elementi dentro il crogiolo alchemico forse la nuova adulta e l’anziana interagiscono perché insieme possano rinascere. Fatto che avverrà con l’entrata in scena del cacciatore, avversario/nemico del lupo.
La prima versione scritta della fiaba è ad opera di Charles Perrault (1697), che riprende storie popolari: nel Medioevo venivano tramandate oralmente leggende dove bambine erano sbranate dai lupi nei boschi o di bambine che, grazie alla veste rossa battesimale che portavano, riuscivano a salvarsi. Dopo Perrault la fiaba verrà ripresa dai fratelli di Grimm (1812): i due fratelli introducono la figura del cacciatore che libera dalla pancia del lupo la nonna e la nipote ancora vive.
Il lupo cattivo delle favole che spaventa i bambini, il lupo che ulula alla luna trasformando un uomo, forse malato, in un licantropo. Il lupo, insieme all’orco e alla strega, rappresenta la minaccia, la sfida da vincere, la sfida alla morte per continuare la vita o morire e rinascere. Il lupo vive nel buio e il buio illumina i suoi occhi che ti sfidano: in araldica il lupo è simbolo di animo ardito. Il lupo, come simbolo, ha in sé il suo doppio: bestia selvaggia portatrice di morte e distruzione, ma anche iniziatore e portatore di conoscenza. Le fauci del lupo sono ricollegabili all’ingresso della caverna, la sua gola è la caverna, passaggio non solo fisico ma soprattutto di evoluzione che porta ad una nuova conoscenza. In alcuni vasi funerari etruschi è raffigurata l’immagine del lupo che si affaccia dalla caverna in comunicazione con l'altro mondo, questo ha fatto supporre che il ruolo mitologico del lupo fosse quello di accompagnare le anime negli inferi. Come incarnazione di Marte, rappresentava il lato bellico-distruttore, mentre gli era attribuito un ruolo solare quando era simbolo di Apollo. Il bosco sacro che circondava il tempio di Apollo Licio o Apollo del Lupo era chiamato lukaion o regno del lupo; Aristotele vi teneva le sue lezioni: da qui l'origine della parola liceo. Il lupo quindi è tramite e portatore di una conoscenza che viene dalla profondità della terra e dalle tenebre. In molte civiltà appare come fondatore ed è associato all'idea di fecondità. Pensiamo alla leggenda di Romolo e Remo, i gemelli fondatori della città di Roma caput mundi. Grande fascino hanno spesso suscitato le leggende sui licantropi, esseri umani che nelle notti di luna piena si trasformano in lupi. Nella Grecia antica i licantropi venivano portati nella città di Licopodi, dove venivano rinserrati, poiché ritenuti dannosi alla comunità. La cosiddetta Follia del lupo è menzionata anche nella Bibbia, in quanto da questo male fu colpito il re Nabucodonosor. Sotto il termine di “licantropia” viene descritta una forma di pazzia furiosa, per cui il malato avverte un desiderio irrazionale di urlare, mordere e rifugiarsi in luoghi isolati, come nel normale comportamento del lupo. Per le culture basate sull’allevamento e la pastorizia il lupo è sempre stato considerato il nemico da abbattere, l’antagonista del pastore per il cibo, in seguito, tale antagonismo si adattò nella società cristiana dove il lupo fu identificato con il male poiché nemico dell’agnello, che rappresenta la bontà e la sottomissione. Nel XXI dei Fioretti di San Francesco, il santo “addomesticherà” il lupo di Gubbio, un primo tentativo di riabilitazione di una figura così tanto bistrattata? 

Commenti

  1. Bisogna stare attenti a non confondere il mondo delle fiabe con quello della realtà: il lupo predatore delle fiabe non è lo stesso lupo temuto dal pastore e anche nel caso di San Francesco, non credo che sia una riabilitazione, ma soprattutto di svilirlo, di rendere addomesticabile la selvatichezza, l'istinto che viene visto allora come un male.
    Per Cappuccetto Rosso ti consiglio, se non l'hai già fatto, di vedere queste immagini:
    http://alpeggiononcemaifine.wordpress.com/2013/02/22/immagifiaba-cappuccetto-rosso-di-alice-guicciardi/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, bellissime le immagini di Cappuccetto Rosso, non le avevo ancora viste :)

      Elimina
  2. La moderna psicanalisi si è occupata molto di Cappucceco rosso e del lupo :) Ciao,. Elena

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Elena, benvenuta nel mio blog! In effetti nella fiaba di Cappuccetto Rosso ci sono anche i legami familiari (tre donne, tre generazioni), l'uomo assente, che hanno portato ad analizzare la fiaba sotto l'aspetto psicoanalitico. :)

      Elimina
  3. Ottime osservazioni! D'altra parte la 'paura del lupo' proviene certamente da un contesto contadino, che è poi anche 'l'humus' da cui nasce solitamente la fiaba. Ancora una volta, come accadeva con la balena, siamo di fronte a un processo metamorfico/digestivo, forse anche quello legato a dei riti particolari molto molto antichi. Anche a me la fiaba di Cappuccetto ha sempre stupito per l'effetto di 'quotidianità' del percorso della protagonista (che non si butta perciò in chissà quale avventura), quotidianità che però viene intaccata da un qualcosa di 'perturbante' che ne spezza la linearità

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le "pance" delle fiabe rappresentano forse l'athanor alchemico dove la materia viene trasformata. Mentre sto scrivendo mi viene in mente che forse Cappuccetto Rosso sembra ancora più ingenua e inconsapevole proprio perchè protetta da quella quotidianità che conosceva. Grazie per il commento.

      Elimina
  4. In questi mesi sono molto legata ai lupi, per varie ragioni.
    Nelle fiabe spesso incarnano il male e questo è stato per loro cagione di una pessima nomea.
    La conclusione della fiaba però rivela chiaramente che non sono i lupi intesi come animali a essere davvero insidiosi.

    RispondiElimina

Posta un commento