Hans Christian Andersen, una vita da favola

Hans Christian Andersen nacque a Odense, in Danimarca. 
Figlio di un calzolaio che fabbricava scarpe (chissà se è casuale che le scarpe abbiano così grande importanza nelle sue fiabe, pensiamo a Scarpette rosse, le scarpe mancanti della piccola fiammiferaia, Le soprascarpe della felicità, la Sirenetta; vedi post "Scarpe e fiabe"); padre che gli trasmette l’amore per l’arte e in particolare la musica. A soli undici anni Andersen rimane orfano di padre, mentre la madre vedova inizia il mestiere di lavandaia, priva di cultura e molto superstiziosa, fu per il figlio il contatto col mondo del folklore e del mistero fiabesco. Divenne alcolizzata e morì nel 1883 in una casa di riposo per anziani indigenti.
Del padre scriverà: 
Immagine ritagliata su carta da Andersen 
Copyright ODENSA BYS MUSEER.
"Mio padre esaudiva tutti i miei desideri. Io ero completamente padrone del suo cuore, egli viveva per me. La Domenica mi fabbricava stereoscopi, teatrini e quadri, mi leggeva dei passi dalle commedie di Holberg e dai Racconti Arabi. É solo in quei momenti che posso dire di averlo visto davvero felice, perché non era mai stato soddisfatto della sua vita di artigiano."Spinto da un'indole schiva e pervaso di una sensibilità accesa e morbosa, raramente frequenta i propri coetanei, preferendo restare sdraiato in solitudine all'ombra dell'"unico cespuglio di uvaspina" nel cortile di casa o seguendo i ruscelli, aggirandosi per la campagna.
Dotato di talento come cantante viene giudicato troppo magro per calcare le scene. Il suo insegnante ha l'abitudine di ripetergli: "sei un ragazzo stupido, non combinerai niente di buono." Si sostiene che fosse affetto da dislessia, in ragione dei numerosi errori ortografici che commetteva, ma molto più probabilmente essi erano dovuti alla frammentarietà della formazione scolastica ricevuta nell'infanzia. In ogni caso, non sono pochi i problemi che deve affrontare nel periodo di formazione. Quasi tutti lo giudicano svogliato e introverso, divenendo oggetto di scherno da parte degli altri allievi. Tutto ciò gli faranno successivamente ricordare tale periodo come "un solo, lungo supplizio". Adesso era felice di avere sofferto pene e travagli, perché lo avevano reso capace di godere pienamente dei piaceri e della gioia che lo circondava; perché ora i grandi cigni nuotavano intorno al nuovo venuto, e gli carezzavano il collo con i loro becchi, porgendogli il benvenuto". (Il Brutto Anatroccolo).
Immagine ritagliata su carta da Andersen 
Copyright ODENSA BYS MUSEER.
Il primo lavoro che rese famoso Andersen come romanziere fu L’improvvisatore (1835). Ambientato in Italia, racconta la vicenda autobiografica dell’integrazione di un ragazzo povero nella società del tempo, un tema simile a quello del Brutto Anatroccolo e della scoperta di sé al quale Andersen sarebbe tornato in molti dei suoi lavori. Il libro ottenne un successo internazionale mentre l’autore era ancora in vita e rimase il più diffuso di tutti i suoi lavori. 
La fama di Andersen è dovuta principalmente alle sue Favole e Storie, scritte tra il 1835 ed il 1872. Favole, narrate per bambini apparve nel 1835. In questa e nelle collezioni successive, pubblicate ogni Natale, Andersen aveva iniziato ispirandosi alle storie che aveva sentito da bambino ma traendone racconti originali. Con i suoi lavori, ispirati alla grande tradizione delle Mille e una Notte da una parte ed ai Racconti del Focolare dei Fratelli Grimm dall’altra, divenne definitivamente noto come “il padre della favola moderna”. 
L’identificazione di Andersen con gli emarginati e i meno fortunati rendeva le sue favole particolarmente avvincenti. Con La Sirenetta, una delle opere più note dello scrittore, Andersen esprime il desiderio di una vita normale, che lui non aveva mai avuto la possibilità di vivere:
"Sapeva che quella era l’ultima sera in cui avrebbe visto colui per il quale aveva abbandonato il suo popolo, la sua casa, la sua voce straordinaria, ed aveva sofferto quotidianamente un tormento senza fine - e lui non ne aveva idea. Questa era l’ultima notte nella quale avrebbe respirato la sua stessa aria, o ammirato il mare profondo o il cielo stellato. Una notte eterna senza sogni l’attendeva, perchè lei non aveva un’anima e non poteva guadagnarne una." 
Immagine ritagliata su carta da Andersen 
Copyright ODENSA BYS MUSEER.


L’ultimo amore non corrisposto di Andersen fu la cantante svedese Jenny Lind, che incontrò per la prima volta nel 1840. All’età di diciotto anni esordì come cantante con una potente voce di soprano. Il brutto anatroccolo divenne, tra le fiabe Andersen, la preferita di Jenny, e L’usignolo è considerato un tributo alla cantante, soprannominata "l’usignolo svedese".
Scrisse le sue memorie, La favola della mia vita.

Commenti

  1. La Sirenetta era anche dedicata ad un amore che non poteva vivere con un uomo di nome Edvard Collins

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  2. Alma ha ragione.
    Ho pubblicato alcuni estratti delle lettere di Andersen a Collins, tempo fa.
    Fanno parte di un libro intitolato My dear boy, purtroppo fuori catalogo.

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    1. @AlmaCattleya
      @Chagall
      Sì, vi ringrazio, lo sapevo; ne ho parlato qui.
      http://fiabeinanalisi.blogspot.it/2012/09/che-cosa-importa-essere-nati-in-un.html

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  3. inoltre devo dire che l'ultima immagine mi piace tanto. Richiama uno dei suoi grandi amori: il teatro.

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  4. Adoro Andersen! Bellissimo post.
    Non conoscevo la sua passione per la carta ritagliata ma era davvero bravo!

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