Animali da fiaba: l'Oca e Mamma l'Oca di Perrault

Geb dio egizio della terra che,
trasformato in oca, 
fa nascere
 il sole covando un uovo.
Un tempo l'oca veniva preferita ai cani per la sua innata propensione nel prevedere pericoli ed invasioni di estranei, era spesso alla guardia di una casa (pensiamo alle celebri oche del Campidoglio) da sempre a contatto con l’uomo, ha però mantenuto la sua aggressività e la sua regalità.  
Tra gli Egizi, l'oca è fra i volatili "da cortile" più comuni - lo stesso cigno è detto "oca del Nilo" – e, forse per il candore delle sue piume la si definisce "figlio di re", facendone il simbolo geroglifico del ka del faraone. Riesce a destreggiarsi fra tre delle quattro aree cosmiche: cielo (è volatile), terra (instancabile camminatore) e acqua (è nuotatore). Il suo lento e cauto volo servì da paragone al primo grado dell’ascesi buddista, divenne simbolico attributo della ninfa Ercina:
un giorno, giocando con Proserpina nel bosco sacro di Trofonio, si lasciò scappare un'oca con cui Proserpina era solita dilettarsi. Ercina inseguì l'oca che andò a nascondersi sotto una pietra. Tolta la pietra, Ercina notò che cominciò a sgorgare dell'acqua il cui flusso formò poi una sorgente e quindi un fiume a cui fu dato il nome di Ercina. In questo punto fu in seguito costruito un piccolo tempio con un simulacro di Ercina con in mano l'oca (da wikipedia).
Il legame universale con l’oca trova conferma nelle leggende di tutti i paesi, da quelle indiane a quelle nordiche. I franchi, in epoca merovingia, le attribuirono il merito di aver insegnato l’arte di forgiare il ferro, gli scandinavi ne conservano la tradizione dalle mitiche saghe sino al romanzo "Viaggio miracoloso del piccolo Nils Holgersson" di Selma Lagerlof.
Per i Celti l’oca era simbolo dell’aldilà e guida dei pellegrini, ma anche simbolo della Grande Madre dell’Universo e di tutti i viventi. Secondo un mito egizio, a Khemenu (Hermopolis) gli Otto princìpi (Nulla, Inerzia, Infinito e Invisibilità e le loro paredre) nella tenebra del Nun avevano creato l’uovo primigenio, invisibile, dal quale scaturì l’uccello della luce. Secondo un altro mito l’uovo fu deposto da un’oca, il “Grande Spirito Primevo”, detto il “Grande Starnazzatore”, in quanto ruppe per primo il silenzio.  
Mamma Oca di Ruth Sanderson
Fu un animale evidentemente considerato dotato di certa sacralità se alla fine dell’XI secolo lo troviamo a guidare frotte di pellegrini diretti alla volta di Gerusalemme. I popoli antichi gaelici della Spagna settentrionale attribuivano al maestro l’appellativo di “oca” perché questa rappresentava una sapienza superiore, guida inviata dagli dei.
In questo scenario l’oca acquista un significato altamente positivo, il simbolo del maestro guida nel cammino individuale d’iniziazione.
Forse per questo è protagonista di fiabe, dal Perrault che ha intitolato i suoi racconti più famosi Contes de ma mère l'Oie fino alla Regina Piedoca, alla Guardiana d'oche di Grimm che il Bettelheim ha voluto leggere in chiave psicanalitica.Mamma l’Oca di Perrault potrebbe essere l’archetipo della Grande Madre che narra e trasmette la conoscenza e la saggezza; sotto le sembianze di una vecchia narra fiabe e filastrocche a bambini intenti ad ascoltare di mostri e di fate, di malvagi ed eroi.


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