Barbablù e le donne senza traccia

Illustrazione di  Alessandra Psacharopulo.
Il mondo esteriore e materiale di Barbablù è costituito da oro, argento e ricami che danno l’impressione dello sfarzo barocco; ma c’è un neo che fa sì che questo sfarzo non attiri gli altri, infatti: “per sua disgrazia, aveva la barba blu e questa lo rendeva così brutto e spaventoso che non c’era donna, ragazza o maritata che, soltanto a vederlo, non fuggisse a gambe levate dalla paura.” La barba, che nasconde la bocca dalla quale esce una delle forme più alte del linguaggio, la parola,  è resa ancora più oscura e minacciosa dal colore blu; il silenzio minaccioso sembra circondare la vita di Barbablù. Ed ecco, poche righe successive, si aggiunge il mistero legato a quel silenzio: aveva sposato alcune donne ma erano scomparse senza lasciare alcuna traccia. Donne che scompaiono senza lasciare traccia è una realtà di sempre, fa parte del passato, appartiene alle fiabe e alla cronaca di oggi. Barbablù è un serial killer e, un giorno, ripetendo il suo rituale, parte per un viaggio e consegna alla giovane moglie tutte le chiavi di sua proprietà, con queste potrà aprire scrigni che contengono oggetti preziosi, mobili che custodiscono raffinati piatti in oro e argento ma, di fronte a tutta questa luce emanata dalla ricchezza, ecco di nuovo il buio, l’ignoto: tra queste chiavi c’è una piccola chiave “è quella della stanzina, che rimane in fondo al gran corridoio del pian terreno” e Barbablù ordina alla giovane moglie che mai dovrà aprire quella porta. Così, consegnandogli la piccola chiave d’oro, ma vietandole l’uso, le nega l’approvazione di conoscere i più profondi segreti della psiche femminile; è la chiave d’oro della conoscenza, e quindi della vita, che spesso le donne accettano di non usare senza il consenso dell’uomo. Le donne destinate a non lasciare traccia sono quelle che sanno e quindi devono essere eliminate.
Barbablù impedisce alla giovane donna di usare quella chiave che la porterebbe alla consapevolezza. In Donne che corrono coi lupi leggiamo: "Nei misteri eleusini la chiave era nascosta sotto la lingua, a significare che il nodo (...), l’indizio, la traccia si trovano in un insieme di parole, di domande-chiave" dove  la parola è legata alla chiave poichè entrambe possono aprire un varco verso il mondo ma possono anche chiuderlo, serrarlo: Barbablù è chiuso nel suo silenzio, mentre la giovane sposa vuole a tutti i costi usare la chiave per aprire e possedere la parola, mezzo per esprimere la propria creatività e la propria conoscenza. Aprire quella stanza oscura e vedere oltre il buio; in fondo il buio della stanza è lo stesso buio in cui è sommersa la storia delle donne.
Illustrazione di Alessandra Cimatoribus
Non conoscere ciò che sta sotto è l’imperativo che deve essere portato avanti con l’uccisione della donna creativa. E la conoscenza, nella fiaba, si trova in fondo ad un corridoio, da cui una piccola porta invita la fanciulla ad andare oltre, a disubbidire per poter “conoscere”. In tanta apparente bellezza si nasconde un luogo segreto e proibito. Come resistere alla tentazione? Abbiamo ancora una nuova Eva che viene messa alla prova? La fanciulla aprirà la porta e che cosa vedrà? Vedrà la carneficina del corpo e dell’animo delle donne che l’uomo-predatore porta avanti da sempre. Potrebbe essere quello il suo destino? Nella stanza ci sono scheletri, ossa di donne disubbidienti, ovvero assetate di conoscenza; i loro teschi sono posti a forma di piramide, simbolo di ascesa; il pavimento è un lago di sangue, lo stesso sangue che comincia a fuoriuscire dalla piccola chiave.
La chiave usata comincerà a perdere sangue, a sgorgare vita, a sgorgare parole: inutile per la fanciulla tenare di pulirla, la chiave non smette di urlare.
Perrault è stato anche accusato di misoginia, e questa fiaba avrebbe ancora un aspetto punitivo verso la disubbidienza della donna nei confronti dell’uomo. Ecco come Perrault descrive la giovane sposa: “…non si divertiva punto alla vista di tante ricchezze, tormentata, com'era, dalla gran curiosità di andare a vedere la stanzina del pian terreno. E non potendo più stare alle mosse, senza badare alla sconvenienza di lasciar lì su due piedi tutta la compagnia, prese per una scaletta segreta, e scese giù con tanta furia, che due o tre volte ci corse poco non si rompesse l'osso del collo.” Perrault non ha compassione per chi, come lui sa, sta andando incontro ad una probabile morte violenta, per Perrault, uomo del suo tempo, la donna disubbidiente sembra la colpevole. Aprirà la porta e vedrà quale fine l’attende per aver disubbidito: essere decapitata, così come è stato per le mogli precedenti di Barbablù. Ha il suo destino davanti agli occhi, ma, sarà evitato grazie all’arrivo dei fratelli, uomini-non predatori.
(incipit della versione riportata in Donne che corrono coi lupi, di Clarissa Pinkola Estés)
Una matassina di barba è conservata in un convento di monache lontano sulle montagne. Come sia arrivata al convento nessuno lo sa. Alcuni dicono che furono le monache a seppellire quello che restava del suo corpo, perché nessun altro lo avrebbe toccato. Perché mai le monache conservino una siffatta reliquia nessuno lo sa, ma è vero. L'amica della mia amica l'ha vista con i suoi occhi. dice che la barba è blu-indaco per l'esattezza. E' blu come il ghiaccio scuro sul lago, blu come l'ombra di un buco di notte. Questa barba apparteneva un tempo ad uno che dicevano fosse un mago mancato, un gigante con un debole per le donne, un uomo noto con il nome di Barbablu. Si diceva corteggiasse tre sorelle contemporaneamente. Ma quelle erano spaventate dalla barba dallo strano colore, e così si nascondevano quando le chiamava. Nel tentativo di convincerle della sua mitezza, le invitò a una passeggiata nel bosco. Arrivò con cavalli ornati di campanelli e di nastri cremisi, sistemò le sorelle e la loro madre sui cavalli, e al piccolo galoppo si avviarono nel bosco.

Secondo il libro di Ernesto Ferrero, BarbablùGilles de Rais e il tramonto del Medioevo, il Barbablù di Perrault è stato un serial killer vissuto nel Medioevo che rispondeva al nome di Gilles de Rais, maresciallo di Francia ed eroe nazionale della liberazione di Orléans, compagno prediletto di Giovanna d'Arco. Questi, tra il 1432 e il 1440, è accusato di aver violentato e ucciso decine, forse centinaia, di ragazzi per il puro piacere personale; scoperto e processato, si pente e muore da santo.

Fiaba "gemella" dalla raccolta "Fiabe Italiane" di Italo Calvino:  Naso d'Argento e la Stanza Proibita

Commenti

  1. La storia di Barbablù non è fra le mie preferite: da bambina mi chiedevo "perché lui le da la chiave, se lei non deve entrare?".
    Il fatto che siano poi i fratelli a salvare la protagonista mi fa pensare a una fiaba "maschile" in cui la vera azione si svolge fra il maschio negativo (Barbablù) e il maschio positivo (i fratelli) che si contendono la salvezza della donna (e la sua proprietà, ovviamente), una volta dimostrato che essa non è affatto degna di alcuna fiducia (e penso a Pandora o a Psiche, che disobbediscono ai dettami dei loro padri o mariti).
    La metafora della chiave come mezzo per la conoscenza non è nuova ma in questo caso abbastanza intrigante: il fatto che sia l'uomo-marito e non l'uomo-fratello a fornirla alla protagonista mi fa pensare a un qualche genere di conoscenza di tipo sessuale o legata alla fertilità: una sapienza di iniziazione dal mondo di vergine al mondo di madre. La cosa che mi scorna di più in tutto questo è il fatto che in realtà non avviene alcuna rivelazione, solo la presa di coscienza della punizione che la attende per non aver obbedito al divieto del marito.
    Ma se è vero che si tratta di un tipo di conoscenza in cui l'uomo-marito ha solo la funzione di complice e non di attivo protagonista, il fatto che chi entra nella stanza è da lui condannato alla morte non potrebbe significare una sua congenita incapacità di mettere in atto ciò che la donna apprende in quanto moglie? Del resto anche la chiave e la toppa sono rimandi sessuali; il fatto che sia la chiave e non la toppa a sanguinare (considerandoli adesso elementi evidentemente simbolici) potrebbe significare appunto l'inadeguatezza di Barbablù a compiere i suoi doveri di marito: infatti è brutto, indesiderabile, spaventoso. Come una Bestia senza Belle, incapace di ottenere l'amore necessario per riscattarsi, pone tutte le sue mogli dinnanzi all'inevitabile prova della stanza solo per finire coll'ucciderle, perché incapace di approcciarsi in qualunque altro modo a loro.
    Ho vagabondato un po' con le suggestioni, forse! Però mi ha divertito molto farlo, quindi grazie per gli spunti!

    Mi piace sempre scoprire i personaggi che hanno ispirato le leggende e i racconti, un po' come il pifferaio magico o Biancaneve. Non avevo mai sentito parlare del personaggio di Gilles de Rais. Quando parli in suo proposito di ragazzI è un errore di battitura o si tratta effettivamente di maschi? Perché in tal caso mi parrebbe una nuova prova per i miei two cents qui sopra: se il personaggio di partenza fosse stato di inclinazione omosessuale sarebbe comprensibile anche la sua incapacità di comunicare con l'elemento femminile, nella fiaba rielaborato come bruttezza.



    Beatrice

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    1. Sì Beatrice, anch'oo credo che il messaggio principale della fiaba sia proprio l'incapacità di rapportarsi sessualmente all'altro; i riferimenti sono ben chiari, come hai notato tu: la chiave, il sangue, ecc. Concordo anche sul fatto che sia una fiaba dove si evince che la donna è "proprietà" dell'uomo, che sia sposo o fratello, e ad essi si legata la sua buona o cattiva sorte.
      No, non è un errore di battitura, si tratta proprio di ragazzini. Grazie per il tuo contributo :)

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  2. Post davvero molto bello, Marcella. Io resto sempre molto perplessa di fronte all'intento comunicativo di Perrault in questo testo.
    Noi donne, oggi come allora, ancora dobbiamo gridare la nostra voglia di conoscenza e di libertà per ché troppo spesso non i diritti non ci vengono riconosciuti. Ed è cronaca di tutti i giorni che qualcuna paga con la vita la sua voglia di riscatto.

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    1. Grazie Romina! Perrault, nei suoi moniti, si rivolge più alla vittima che al carnefice; non ha compassione nemmeno per la povera Cappuccetto Rosso che lascia nella pancia del lupo (ma la salveranno i Grimm!). La voglia di conoscenza, dal mio punto di vista, la possiedono più le donne che gli uomini ma è stata spacciata per curiosità (chissà da chi!).

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  3. Riprendo la domanda del primo commento "perche' creare la mela se non la si puo' mangiare?". Il rimando a Eva e' evidente: la tentazione e il castigo inevitabile, il peccato qual e' se non la voglia di conoscere? La donna che disobbedisce al marito sara' superficiale e indegna di fiducia da parte dello stesso, mamnon paragonabile alla donna che disobbedisce a Dio (solo per il fatto che e' Dio, l'obbedienza suona maggiormente comprensibile)... Qui si parla dunque di un marito/padrone che esige e non perdona... Retaggio dei tempi? O puro maschilismo dell'autore? Ricordo che questa favola non mi piaceva e non capivo il perche' fino a quando non me l'ha fatto intuire mia mamma "E' l' unica storia in cui viene punito un innocente"

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    1. In questa fiaba, credo che ciò che non piace a noi donne, è il fatto che venga punita la spinta alla vita, alla sua conoscenza; forse, però, un messaggio positivo ce l'ha: la giovane sposa è l'ultima a cadere nella ferocia di Barbablù, la carneficina termina con lei (almeno nella fiaba, nella realtà è un'altra cosa). Grazie per il commento :)

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  4. io ho una diciamo "enciclopedia di favole" che mamma mi fece da piccola e mi ricordo che in quella versione, non c'era sangue ma le donne erano tramutati in animali e poi alla fine l'incantesimo viene spezzato e loro riassumono le loro sembianze.... quindi, devo dedurre che tutte le favole hanno avuto "l'origine" cambiata?
    Quindi non è stata solo la Disney a "falsificare" le favole...

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    1. Ciao Kenny, benvenuta nel mio blog! Risalire all'origine, ossia alla prima versione di una fiaba, credo sia quasi impossibile; ogni fiaba ha interagito e si è modificata in base all'ambiente e alla cultura del luogo. Sul filone di Barbablù c'è, in Italia, Naso d'argento e la stanza proibita, di cui ho messo il link alla fine del post. Disney ha modificato ulteriormente le fiabe e, non sempre, partendo dalla versione più antica di una fiaba. A presto:)

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  5. Salve,
    mi devo rileggere questa fiaba insomma! Mi cade un mito! La versione che conoscevo aveva una conclusione diversa .. sorelle che si aiutavano tra loro nella ricerca di richiamare i fratelli lontani, fratelli cavalieri che accorrevano in soccorso (non mi ricordo niente che potesse far pensare a un senso di possesso da parte dei fratelli)...morte di Barbablù...Forse era riassunta un pò troppo??
    Complimenti per il blog ; lo trovo molto competente, senza che risulti in nessun modo presuntuoso.
    Ciao
    Manuela

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    1. Ciao benvenuta nel blog! Forse hai dei ricordi della fiaba " I 6 cigni selvatici" che salvano la loro sorella da morte certa? Ecco, così ti ho aggiunto un po' di confusione ;). Delle fiabe ci sono tante versioni e contaminazioni che è davvero facile ricordare, magari, i passaggi che più ci hanno colpito. Grazie mille per i complimenti!!

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    2. No, si tratta proprio di una versione di Barbablù contenuta in una collana, credo che fosse quella delle fiabe sonore della Fabbri degli anni 70 ... c'erano diverse fiabe poco "famose", come Abu Kir e Abu Sir, Abdallah di terra e Abdallah di mare ; piccole storie di grandi amicizie con illustrazioni colorate in grandi dimensioni intervallate da filastrocche.

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  6. Segnalo una fantastica riscrittura di Barbablu: "Blu" di Beatrice Masini. Vale la pena leggerla. Grazie

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