Occhietto, Duocchietti, Treocchietti e Il tavolino magico, l'asino d'oro e il randello castigamatti: la Capra da Madre a Demone.

Intanto che Pinocchio nuotava alla ventura, vide in mezzo al mare uno scoglio che pareva di marmo bianco: e su in cima allo scoglio, una bella Caprettina che belava amorosamente e gli faceva segno di avvicinarsi.
La cosa più singolare era questa: che la lana della Caprettina, invece di esser bianca, o nera, o pallata di due colori, come quella delle altre capre, era invece turchina, ma d’un color turchino sfolgorante, che rammentava moltissimo i capelli della bella Bambina.
[…]
– Affréttati, Pinocchio, per carità! – gridava belando la bella Caprettina.
E Pinocchio nuotava disperatamente con le braccia, col petto, con le gambe e coi piedi.
– Corri, Pinocchio, perché il mostro si avvicina!
E Pinocchio, raccogliendo tutte le sue forze, raddoppiava di lena nella corsa.
– Bada, Pinocchio!... il mostro ti raggiunge!... Eccolo!... Eccolo!... Affréttati per carità, o sei perduto!...
E Pinocchio a nuotar più lesto che mai, e via, e via, e via, come andrebbe una palla di fucile. E già era presso lo scoglio, e già la Caprettina, spenzolandosi tutta sul mare, gli porgeva le sue zampine davanti per aiutarlo a uscire dall’acqua!
Ma oramai era tardi! Il mostro lo aveva raggiunto…
Illustrazione di Carlo Chiostri
Ne Le Avventure di Pinocchio la capra è una delle forme che assume la fata Turchina; da uno scoglio cerca di soccorrere il burattino e di guidarlo verso di lei per sfuggire al pescecane che, da lì a poco, lo inghiottirà. E’ di nuovo la madre che Pinocchio non ha avuto. Conteso tra lei e il pescecane che avrà la meglio: è lui il mostro dominatore dei mari. La capra-fatina è sola, senza la sua corte di medici, uccellini e pozioni da somministrare per la guarigione del povero Pinocchio; ora è sola su uno scoglio impervio, ma accessibile per una capra. Sembra che proprio per il suo adattarsi a simili luoghi brulli derivi il suo essere simbolo di fertilità e di vita nonostante tutto. E’ proprio nella mitologia greca che la capra Amaltea nutrirà Zeus, nascosto dalla madre perché il padre Crono non lo trovasse e lo divorasse. La stessa cornucopia, creata da Zeus, era realizzata da un corno della capra. Donatrice di vita e di abbondanza, sempre in Pinocchio donerà una capanna al povero Grillo Parlante:
– Questa capanna mi è stata regalata ieri da una graziosa capra, che aveva la lana d’un bellissimo colore turchino.

– E la capra dov’è andata? – domandò Pinocchio con vivissima curiosità.
– Non lo so.
– E quando ritornerà?...
– Non ritornerà mai. Ieri è partita tutta afflitta, e, belando, pareva che dicesse: “Povero Pinocchio... oramai non lo rivedrò più... il Pesce-cane a quest’ora l’avrà bell’e divorato!...”.
– Ha detto proprio così?... Dunque era lei!... Era lei!... era la mia cara Fatina!... – cominciò a urlare Pinocchio, singhiozzando e piangendo dirottamente.

Ne I Giardini di Kensington, sarà la capra a diventare un dono per Peter Pan, come nell’antica Grecia veniva donato un capro (sacro  a Dioniso) ai poeti.
Ne I Giardini di Kensington, Peter Pan aiuta i bambini scomparsi (morti) a passare nell’aldilà, è un giovane, piccolo traghettatore di anime. All’interno di questi giardini trova una bambina, Maimie Mannering, purtroppo la bambina è morta e lui vuole portarla con sé, ma la bambina desidera vedere la madre e sa che se seguirà Peter Pan non potrà più vederla, Peter Pan la lascia andare e la bambina torna alla vita, dopo essere rimasta, forse per una notte, nei giardini di Kensington; per ringraziarlo  manderà in dono a Peter una capra. In questa storia moderna si comincia a intravedere un lieve legame tra la capra e la morte, il mondo degli inferi, luogo dove era stata relegata dal Cristianesimo per combattere le credenze pagane.
Tra le fiabe dei Fratelli Grimm troviamo spesso la presenza di una capra, ho scelto due fiabe in cui la capra è simbolo positivo e legato alla vita, Occhietto, Duocchietti, Treocchietti, e una in cui è simbolo negativo e legato al regno dei morti, Il tavolino magico, l’asino d’oro e il randello castigamatti.
Occhietto, Duocchietti  e Treocchietti sono rispettivamente i nomi delle tre figlie di una donna, così chiamate, come facilmente si può capire, perché la prima aveva un solo occhio, la seconda due e la terza tre. La figlia con due occhi, essendo in minoranza rispetto alle due, era ritenuta non degna di appartenere a quella famiglia e, di conseguenza, trattata male dalla madre e dalle sorelle. Una fata le dona una capra che al suono di “Bela, Caprettina pronta tavolina!”  è capace di far apparire una tavola imbastita di cibi prelibati che Duocchietti, condannata a fare la fame dalle sorelle, divora a gran velocità.
Scoperto il tutto le sorelle uccideranno la capretta; di nuovo, su suggerimento della fata, Duocchietti si farà regalare le interiora della capra che seppellirà davanti alla porta di casa, dalle sue viscere nascerà un albero di mele d’oro che solo Duocchietti può cogliere. E’ questa, quindi, una capra materna e protettrice, provvista di quel corno-cornucopia che dispensa cibo e ricchezza in abbondanza.
Diabolica e priva di riconoscenza è la capra della fiaba Il tavolino magico, l'asino d'oro e il randello castigamatti. Questa viene condotta al pascolo dai tre figli di un sarto che provvedono che si nutra di erbe fresche e in abbondanza, ma, tornata all’ovile e interrogata dal sarto se fosse stata accudita bene dal figlio di turno, questa risponde: “Come potevo mangiare e lo stomaco saziare? Una tomba ho calpestato, neppure una foglia vi ho trovato: bèee! bèee!”
Questo accadrà per ben tre volte, costringendo il sarto a cacciare di casa tutti e tre i figli. Un giorno porta la capra al pascolo, la lascia  nutrire a sazietà, ma portata a casa e chiesto se fosse sazia la risposta sarà la stessa: “Come potevo mangiare e lo stomaco saziare? Una tomba ho calpestato, neppure una foglia vi ho trovato: bèee! bèee!”
Scoperta la malvagità della capra (creatura iniqua e scellerata!) e di aver ingiustamente scacciato i figli (che torneranno a casa arricchiti di un tavolo magico, un asino che produce monete d’oro e un randello castigamatti) la caccia dall’ovile dopo averle tosato la testa. La fiaba termina proprio con l’immagine della capra:
Ma dov'è finita la capra, colpevole di aver spinto il sarto a scacciare i tre figli? Era corsa a rannicchiarsi in una tana di volpe. Quando la volpe rincasò, si vide sfavillare di fronte nell'oscurità due occhiacci e fuggì via piena di paura. L'orso la incontrò e vide che la volpe era tutta turbata. Allora disse: -Perché‚ hai quella faccia, sorella volpe?-. -Ah- rispose Pelorosso -nella mia tana c'è un mostro che mi ha guardato con due occhi fiammeggianti!- -Lo cacceremo fuori- disse l'orso; l'accompagnò alla tana e guardò dentro. Ma quando scorse quegli occhi di fuoco, fu preso anche lui dalla paura, cosicché‚ non volle cimentarsi con il mostro e se la diede a gambe. Incontrò però l'ape che vedendolo con un aspetto non proprio ilare, disse: -Orso, perché‚ hai quella faccia abbattuta?-. -Nella tana di Pelorosso c'è un mostro con gli occhiacci e non possiamo cacciarlo fuori!- rispose l'orso. L'ape disse: -Io sono una povera e debole creatura, che voi non guardate neanche per strada; ma voglio un po' vedere se posso aiutarvi-. Volò nella tana, si posò sulla testa pelata della capra e la punse con tanta forza che quella saltò su gridando: -Bèee! bèee!- e corse fuori come una pazza. E finora nessuno sa dove se ne sia andata.
Immagine realizzata da Letizia Masi.
La fiaba, La Capra Ferrata, completamente illustrata, la potete trovare su:
La casa dei balocchi
Nascosta in un antro buio illuminato dai suoi occhi fiammeggianti non può non far pensare all’ immagine demoniaca a cui il Cristianesimo ha avvicinato la capra. La capra di questa fiaba mente dicendo di aver calpestato l’erba delle tombe, luogo, nella sua simbologia negativa, a lei conosciuto. Ha la testa pelata per distinguerla dagli altri come segno di una qualche colpa da espiare, rasata perché appartenente ad una casta inferiore. Nella raccolta Fiabe di Montale Pistoiese di Nerucci si trova La Capra Pelata che è solita intimorire gli avversari con: “Io sono la capra incornata, mezza tosata e mezza pelata, con le corna, uno strambo e l'altro dritto, se non scappi di lì ti infilzo!”.
Sempre nel territorio toscano troviamo La Capra Ferrata, dove un’anziana signora un po’ distratta, lascia la porta di casa aperta, ed ha una brutta sorpresa al ritorno: una capra ferrata (bocca di ferro e lingua di spada) si era impossessata della sua casa e non voleva far entrare nessuno. Alcuni animali, arrivano in aiuto della vecchina, ma tutti scappano spaventati dalle minacce della capra e solo un piccolo uccellino furbo e coraggioso riesce a risolvere la situazione mostrandosi altrettanto pericoloso.
La Capra ferrata che s’impossessa dell’abitazione è utilizzata per educare i bambini, intimorendoli, a non aprire la porta ad estranei, tuttavia, questo impossessarsi porta a pensare, non tanto al pericolo dell’estraneo, ma alla casa invasa dal male e dal demonio rappresentato dalla capra.

Commenti

  1. Guardare il disegno di Letizia Masi, bellissimo nella sua essenzialità e perfino elementarità, mi ha risvegliato suggestioni antiche. E Masi era anche il cognome del mio maestro di prima elementare.
    Adoro queste coincidenze ;)

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    1. Mi fa piacere aver ospitato queste coincidenze; immagino sia andato a vedere tutta la fiaba illustrata :)

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    2. Oh yes! Il caricamento delle immagini però era lentissimo... ho dovuto rimandare a quando ho più tempo.

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  2. Sempre bellissimi i tuo approfondimenti! *__*

    Sulla valenza negativa della capra non sapevo nulla (o magari non ricordavo, eh). E mi è sembra impellente leggere Barrie, ho rimandato troppo a lungo :P

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    1. Grazie! Barrie te lo consiglio vivamente, "Peter Pan nei giardini di Kensington" è da leggere :)

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