La Nonna, di H.C. Andersen

Se si potessero elencare i compagni di vita di Andersen, dovremmo collocare al primo posto la sofferenza, non solo la inevitabile sofferenza di un’anima sensibile, ma la realtà dolorante in cui il giovane Andersen è cresciuto: la madre alcolizzata; il nonno rinchiuso in manicomio; la fame; il rifiuto subito dai suoi simili. Quel dolore che gli uomini recano agli altri uomini, Andersen lo conosce bene, è stato forgiato dall’uomo malefico: Un morto solo ne sa molto più di tutti noi vivi presi insieme; e sa l’angoscia che ci procurerebbe una sua apparizione. I morti sono migliori di tutti noi; e per ciò non vengono. (fiaba “La Nonna”).
La storia della sua vita ci dice che il padre alimentava la dote di H.C. per il canto e apprezzava la sua fervida fantasia; la nonna era quella che lo accudiva maggiormente, è lei che lo porterà ad esibirsi in pubblico con il suo canto, lo porterà anche a visitare il nonno in manicomio (Post: Dal fracasso...la musica) e conoscere un altro aspetto malato della vita. Forse una nonna che non ha tutelato il nipote, ma, comunque una nonna che lo “conduceva”, forse per mano, nelle prime esperienze con il mondo esterno.
La nonna è il porto divino che sorride alla piccola fiammiferaia nel momento della morte, le braccia, il sorriso, gli occhi che l’accoglieranno:
La nonna non era mai stata così bella, così grande. Trasse a sé la bambina e la tenne in braccio, insieme si innalzarono sempre più nel chiarore e nella gioia. Ora non c'era più né freddo, né fame, né paura: si trovavano presso Dio. La bambina venne trovata il mattino dopo in quell'angolo della strada, con le guance rosse e il sorriso sulle labbra. Era morta, morta di freddo l'ultima sera del vecchio anno. L'anno nuovo avanzava sul suo piccolo corpicino, circondato dai fiammiferi mezzo bruciacchiati.
Andersen non ci descrive la commozione dei passanti solamente perché sa che non c’è, non provano compassione.
"Ha voluto scaldarsi" commentò qualcuno, ma nessuno poteva sapere le belle cose che lei aveva visto, né in quale chiarore era entrata con la sua vecchia nonna, nella gioia dell'Anno Nuovo!
Andersen non si sforza di “salvare” o perdonare chi colpisce un altro essere umano emarginandolo, Andersen scrive e non dimentica la sua giovinezza da emarginato e povero, affamato come la piccola fiammiferaia. (Post: Natale con Andersen. La piccola Fiammiferaia)
Foto https://willowdot21.wordpress.com/2011/12/19/the-little-match-girl/

Nella fiaba La Nonna, H.C.Andersen descrive al massimo la figura della nonna, nel suo splendore da viva e nel suo continuare a diffondere la sua presenza dopo la morte. E' probabilmente con lo scrittore danese che la nonna entra a tutti gli effetti nel genere fiaba, non più confusa con il personaggio della vecchia, ma nonna amorevole e materna. La versione che vi propongo è tratta da “40 Novelle di H.C. Andersen” nella traduzione dal danese di Maria Pezzè Pascolato.
La nonna è molto vecchia, ha tante tante rughe e i capelli tutti bianchi; ma gli occhi brillano ancora come due stelle; son più belli, anzi, delle stelle, e così dolci, così affettuosi, che il guardare in fondo ad essi fa bene all’anima. E sa anche le storie più curiose; ed ha un vestito a grandi fiorami, di una stoffa di seta così pesante, che accompagna ogni movimento con un fruscìo. La nonna sa tante cose, perchè è vissuta un bel pezzo prima che il babbo e la mamma fossero al mondo; e di questo puoi star sicuro! La nonna ha un libro di preghiere con certi grandi fermagli d’argento, e legge spesso nel libro. Tra le pagine, c’è una rosa, schiacciata e secca; non è così bella come le rose che le stanno dinanzi, nel vaso; e pure essa le sorride più affettuosamente che a quelle, e, tal volta, sì, le vengono anche le lacrime agli occhi. Perchè guarda a quel modo il fiore appassito dentro al vecchio libro? Lo sai tu? Ogni volta che la nonna lascia cadere una lacrima sul fiore, il colore torna fresco, la rosa si rialza ed il profumo riempie tutta la stanza; e allora le pareti si squarciano, come fossero veli di nebbia, e tutt’intorno ecco apparire il bosco verde, lo splendido bosco, dove il sole brilla tra le foglie; è la nonna... sì, è la nonna, ma giovane giovane, una cara giovinetta coi riccioli biondi, con le guance rosee e rotonde, bella e graziosa - nessuna rosa è più fresca; e pure gli occhi, i begli occhi dolci e luminosi, son sempre gli stessi. A lato le sta un uomo, forte, bello e giovane; egli le porge la rosa ed ella sorride... La nonna non sorride più così ora. Il sorriso le solleva un istante le labbra... È già svanito. Le passano ora dinanzi molte figure, molti pensieri... Il bel giovane è sparito, e la rosa è nel libro di preghiere; e la nonna... ecco là di nuovo la vecchia signora, che guarda il fiore appassito dentro al libro.
La nonna ora è morta. - Era seduta nella sua poltrona, e raccontava una magnifica novella, lunga lunga. "E adesso la storia è finita," - disse, "ed io sono molto stanca; lasciatemi riposare un poco..." Si appoggiò all’indietro, sospirò dolcemente, e si addormentò. Ma il sonno divenne sempre più e più quieto; il viso era pieno di gioia e di pace: parve che lo sfiorasse un raggio di sole... - e poi dissero ch’era morta.
Fu messa in un feretro nero, coperta d’un lenzuolo candido: era bella, e pure gli occhi erano chiusi, ma tutte le rughe erano sparite, e la bocca sorrideva. I capelli, bianchi come l’argento, inspiravano reverenza, e l’aspetto della morta non metteva per nulla paura: era pur sempre la cara nonna, tanto tanto buona. Il libro di preghiere le fu posto sotto al capo, com’ella aveva desiderato, e nel vecchio libro rimase la rosa. Così la nonna fu sepolta.
Sulla tomba, presso al muro del cimitero, fu piantato un rosaio; ed il rosaio fiorì e gli usignuoli venivano su quello a cantare; e dalla chiesa vicina si sentiva l’organo suonare gl’inni più belli, quelli che erano nel libro, sotto al capo della morta. La luna splendeva sopra la tomba, ma la morta non usciva mai, non si faceva mai vedere: qualunque bambino avrebbe potuto andarci di notte senza paura, a cogliere una rosa, presso al muro del cimitero. Un morto solo ne sa molto più di tutti noi vivi presi insieme; e sa l’angoscia che ci procurerebbe una sua apparizione. I morti sono migliori di tutti noi; e per ciò non vengono. Sopra la cassa sta la terra, e terra sta dentro la cassa. Il libro di preghiere, con tutte le pagine, è polvere; e polvere è la rosa, con tutte le sue memorie. Ma sopra la terra fioriscono nuove rose; sopra, canta l’usignuolo e suona l’organo; e si pensa molto spesso alla nonna, dai dolci occhi sempre giovani. Gli occhi non muoiono. I nostri rivedranno un giorno la nonna, giovane e bella com’era allora, quando baciò per la prima volta la fresca rosa rossa, che ora è polvere dentro alla tomba.

Commenti

  1. Personalmente sono convinto che Andersen abbia finito per essere cigno, proprio come il suo brutto anatroccolo. Per aspera ad astra.

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    1. Credo ci sia molto di autobiografico nel Brutto anatroccolo, come credo che a causa di tutta quella sofferenza abbia sentito la necessità di crearsi un mondo alternativo che ha colpito l'immaginazioni di generazioni e chissà per quanto tempo ancora... :)

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    2. Non so se conosci l'aneddoto su Tagore in visita all'università di Copenaghen. Vedendo elencate tutte le facoltà, pare abbia detto: "Che ve ne fate di tutte queste materie quando già avete Andersen?".

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    3. No, non lo conoscevo, grazie! In effetti in Andersen c'è un mondo con tutte le sue sfumature.

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  2. Bel blog fiabesco - Ora sono nuova follower. Spero che passerai da me a dare una occhiata e per rendere il follow-back. Mi trovi al Rifugio degli Elfi http://ilrifugiodeglielfi.blogspot.it/ spero di sentirti presto
    Un saluto e buon pomeriggio

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    1. Ciao! Conosco da tempo il tuo bellissimo blog, e per un po' di tempo ho tenuto anche un tuo banner nell'altro mio blog (questo ancora non era nato). :)

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  3. Non ho mai conosciuto le mie nonne... credo siano figure importantissime nella vita di un bambino. Bel post e bella riflessione. E poi mi piace tantissimo Andersen!

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    1. Sicuramente sono figure importanti, io le ho conosciute ma non rispecchiavano molto le tipiche nonne delle fiabe, però rimangono sempre presenti, in un qualche modo, anche dopo tanti anni. Grazie :)

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