Van Gogh, Primi passi (particolare) |
“Lo chiamerò Pinocchio!” dirà Geppetto “Questo nome gli porterà fortuna!” Lo crea e lo battezza.
Il già povero Geppetto si priva di tutto pur di “realizzare” un “bravo figliolo”, vende la sua giacca per comprare un abbecedario e mandare a scuola Pinocchio. Disubbidisce al padre in tutto e per tutto il nostro Pinocchio tanto che in aiuto di Geppetto accorre la fata Turchina, il vero padre della storia, che dà regole, punizioni, esempi.
Il
padre, in un tempo lontano, ricopriva principalmente il ruolo di colui che mantiene
e garantisce il sostentamento della famiglia; si occupa dell’aspetto materiale
della vita dei figli; riguardo al loro futuro, si occupa di trasmettere il proprio
lavoro, la propria eredità (si pensi al padre mugnaio della fiaba de Il gatto con gli stivali); se le figlie sono
delle femmine il padre fiabesco deve garantire alla figlia una dote per trovare
un marito che si occupi di lei e che, in un certo senso, l’adotti. Se il padre è
un re o un nobile, spesso lo vediamo promulgare veri e propri bandi di gara per
chi, superato la sfida da lui imposta, fosse capace di superarla. E’ il padre
che decide (in Pollicino) di abbandonare i figli nel bosco, non sappiamo e non
sentiamo la voce della madre.
“C’era
una volta un re e una regina, che ogni giorno dicevano: “Ah se avessimo un
bambino!” Ma il bambino non veniva mai. Un giorno che la regina faceva il
bagno, ecco saltar fuori dall’acqua una rana, che le disse: “Il tuo desiderio
si compirà: prima che sia trascorso un anno darai alla luce una figlia”. La
profezia della rana si avverò e la regina partorì una bimba, tanto bella che il
re non capiva in sé dalla gioia e ordinò una gran festa…(Grimm, Rosaspina). In Rosaspina troviamo un padre a tutti gli effetti inserito nella
coppia di coniugi, desideroso di avere dei figli ed emotivamente coinvolto.
Troviamo
poi padri che hanno una figlia prediletta a cui portano doni al ritorno dal
loro viaggio, come per esempio ne La
Bella e la Bestia, dove Bella chiede al padre di portarle una rosa.
Non
ho presente fiabe classiche dove compaia il patrigno, mentre abbondano di
matrigne. Forse il sostituire il padre, figura così emotivamente poco rilevante
nella vita familiare di un tempo, non avrebbe suscitato sconvolgimenti. Certo è
che se nella famiglia povera di Pollicino è il padre che domina e decide, nella
famiglia nobile è la matrigna che manipola il marito/padre a discapito delle
figlie; non c’è intervento da parte del padre in difesa delle figlie
(Biancaneve, Cenerentola…). Il padre è assente o debole. Dov’è il padre di
Biancaneve? E quello di Cenerentola e l’altro di Cappuccetto Rosso? Biancaneve
e Cappuccetto Rosso troveranno una figura maschile che le salverà, nel
cacciatore o nel guardiacaccia. Cenerentola invece, vive l’intera fiaba come
fosse “un discorso tra donne”, non la soccorre un cacciatore ma la fata (che però, nel dare la regola di rientrare entro la mezzanotte e la
conseguente punizione, riveste un ruolo paterno).
La figura del padre nelle fiabe è spesso molto sfuggente, probabilmente perché, nelle epoche in cui sono nate le fiabe più note, la figura del padre aveva solo il compito di imporre regole e mantenere i figli.
RispondiEliminaDel resto, ancora oggi, le teorie sull'attaccamento parlano soprattutto del legame dei bambini con la madre e il padre resta sullo sfondo. Qualcosa sta cambiando, perché non si parla più solo di quello, ma si parla di "figure di attaccamento primarie" che spesso si identificano con la madre, ma non più in modo così univoco.
Mi pare che il padre di Biancaneve muore all'inizio della fiaba, più che essere debole, ma non ne sono del tutto certa.
Un bel post, come sempre!