Occhio in fronte, fiaba della regione Abbruzzo

Due frati, che cercavano l’elemosina, riescono a trovare dove dormire la notte in una caverna. Rimasero bloccati nella grotta quando Fratone venne catturato dal gigantesco ciclope, che se lo mangiò allo spiedo, perché le pecore doveva risparmiarle per l’anno a venire. Fratino, per cercare di salvarsi, infilzò l’occhio di Occhio-in-fronte con lo stecchino gigante dello spiedo che era ancora in fiamme. Fratino si nascose sotto le pelli del montone che aveva scorticato, così il gigante avrebbe lasciato uscire anche lui con le pecore. Il ciclope, che si credeva astuto, regalò a Fratino un anello magico che gli impediva di scappare. Così, non riuscendo a toglierlo, si tagliò il dito, scappò e sopravvisse, senza essere mangiato da quel cattivo gigante affamato. (sunto tratto dal blog Fiabe di Calvino; nel post originale sono presenti i disegni di Andrea R.).
I Moai sono statue raffiguranti la testa ed il busto di esseri umani (alcuni, come nelle foto,
presentano un curioso “cappellino” rosso), sono costituite da tufo basaltico,
vanno dai 2.5 ai 10 metri di altezza per un peso che può arrivare fino alle 82 tonnellate.

Foto tratta da Archeomistero dove potete trovare un post sui Moai
In questa fiaba abruzzese in cui il riferimento alla vicenda di Ulisse e di Polifemo è evidente: una caverna abitata da un ciclope, caratterizzato dall’avere un solo occhio sulla fronte, tiene prigioniero Ulisse e i suoi amici; così i due frati: identico lo stratagemma con cui riescono a fuggire dalla ferocia di Polifemo. L’astuzia vince la forza bruta. Secondo Calvino, la storia di Polifemo si è conservata nei suoi elementi mitici nelle zone di pastori e nelle montagne (si trovano versioni in Sicilia, come nella zona del Bergamasco e questa, riportata da Calvino, che è appunto dell’Abruzzo, terra dove da sempre la pastorizia è molto diffusa,).

E’ proprio la leggenda di Polifemo che sopravvisse, in forme diverse in fiabe e racconti fino a dopo il Medioevo. Il "vero" Polifemo abitava in una grotta della Sicilia e si nutriva di carne umana, colpendo le sue vittime con la clava. E’ probabile che le testimonianze di opere in pietra che raffigurano giganti (p.e. Luxor in Egitto) siano a testimonianza della credenza e della venerazione verso i giganti. Fin dai tempi più antichi si credeva che tribù di uomini con un solo occhio in mezzo alla fronte, i cosiddetti Ciclopi, esistessero in Scizia, Etiopia ed in India. Anche Plinio afferma parla dell’esistenza di una popolazione i cui membri hanno un solo occhio nel mezzo della fronte, gli Arimspi. In quasi tutti i popoli  del mondo sono presenti esseri mostruosi e giganteschi che vivevano nelle caverne, nelle foreste o sulle montagne. Tra questi i Titani, caratterizzati da una forza straordinaria; i Giganti con visi orribili e code di draghi o con più teste; i Ciclopi, di cui il più celebre è, come detto, Polifemo. Nella Bibbia si trovano allusioni a popolazioni di statura gigantesca, come nella Genesi i Nefilim: “In quel tempo vi erano i giganti sulla terra e ve ne furono anche dopo che i figli di Dio si erano uniti alle figlie degli uomini, e da queste nacquero loro dei figli. Sono essi quegli eroi famosi fin dai tempi antichi.”(cit. C.J.S. Thompson I veri mostri, ed. Oscar Mondadori).
Il più celebre dei giganti biblici è Golia, ucciso da Davide e considerato dai Filistei il loro campione. Era alto 3 metri, la sua cotta di maglia pesava come 500 sicli di ottone, equivalenti a circa 93 chili.

Non tutti i Giganti, però, vivono nelle caverne, nella fiaba Jack e il fagiolo magico, il gigante-orco vive in alto, ai confini con il cielo.
Jack vende una mucca ad un macellaio in cambio di un pugno di fagioli colorati. Rientrato a casa, la mamma va su tutte le furie e getta i fagioli dalla finestra. Il mattino seguente, dove sono caduti i fagioli, è nata un'enorme pianta di fagioli. Jack si arrampica su per la pianta e trova il castello di un gigante. Il ragazzo, senza farsi vedere, osserva la moglie del gigante preparare la cena per il marito e vede una gallinella rossa che depone un uovo d'oro. Quando il gigante si addormenta, Jack prende l'uovo. Il giorno dopo, si arrampica di nuovo sulla pianta e ruba la gallina dalle uova d'oro. Infine, la terza volta, Jack ruba l'arpa del gigante, ma lo strumento chiede aiuto e il gigante si lancia all'inseguimento giù per la pianta. Il ragazzo abbatte il tronco e il gigante muore. A lui e alla madre rimasero l’arpa e la gallina dalle uova d’oro.
Una fiaba in cui la scena è capovolta: di solito troviamo il male, rappresentato dal gigante-orco, all’interno di un bosco o una caverna (è il caso, per esempio, di Pollicino); qui il male risiede in alto a l'astuzia di Jack, che fugge e riesce a tagliare la pianta di fagioli, fa sì che il male non scenda fino a terra.

Jack e il fagiolo magico, film del 2001 di Brian Henson


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