Quante volte moriamo perché nessuno ci racconta più niente? Ne sanno
qualcosa le persone anziane, ma non solo. Il re Shahriyar era morto nei
confronti delle donne, delle pulsioni positive verso queste per le quali
nutriva solo odio e sete di vendetta. Vendetta indiscriminata: colpire tutte
per vendicarsi di una o poche più. Ma Shahrazad gli parla, gli racconta di altri
mondi e altre persone, lo porta in un mondo di magia. Sharhazad non salva solo
se stessa ma anche il re. E’ una salvezza totale perché non egoistica. La parola
si dice che possa ferire ma la parola ha anche poteri magici come testimoniano
i rituali o la preghiera dove le parole evocano legami con ciò che non è materia
ma spirito o ideale o, forse, noi stessi.
Mille e una notte di parole che portano in viaggio, lontano dall’idea
della vendetta, lontano dalla probabile morte di Sharhazad e sempre più vicino
alla rinascita del re. La parola e meglio ancora, la fiaba trasforma la paura
in coraggio, l’odio in amore, la fame in un banchetto nuziale.
Sharhazad non morirà all’alba, al sorgere del sole (elemento
maschile) ma continuerà a vivere grazie al suo “approfittare” della notte
(legata al mondo femminile e della creatività); di notte Sharhazad emerge nella
buia visione del re come una luna piena che crea il domani che, in questo caso,
non è prerogativa del Sole. La Luna prepara così il sorgere del Sole, del nuovo
giorno del re.
Che bella raffigurazione. :)
RispondiEliminaGrazie mille...e una notte!
Elimina