Le tre piume. Segui la piuma che cade ai tuoi piedi...

Le tre piume, opera di Enrico Benaglia
sito dell'autore: www.enricobenaglia.it
La fiaba Le tre piume narra di un re che aveva tre figli: due intelligenti e avveduti, mentre il terzo che parlava poco, lo chiamavano il Grullo. Per decidere a quali dei tre figli lasciare il regno, il re li sottopose ad una prova: "Andate, colui che mi porterà il tappeto più sottile diventerà re dopo la mia morte." E perché‚ non litigassero fra di loro, li condusse davanti al castello, soffiando fece volare in aria tre piume e disse: "Dovete seguire il loro volo." Una piuma volò verso oriente, l'altra verso occidente, mentre la terza se ne volò diritto e non arrivò molto lontano, ma cadde a terra ben presto. Così un fratello andò a destra, l'altro se ne andò a sinistra; il Grullo invece fu deriso perché‚ dovette fermarsi là dov'era caduta la terza piuma. Il Grullo si mise a sedere tutto triste. D'un tratto scorse una botola accanto alla piuma. L'aprì e discese una scala venendosi a trovare davanti a un'altra porta. Qui troverà un rospo che lo aiuterà consegnandoli gli oggetti richiesti dal padre. Saranno tre le prove richieste dal padre e alla fine sarà il Grullo ad ottenere il regno, grazie alla complicità del rospo.
Il figlio minore (il Grullo) rimane apparentemente fermo sullo stesso luogo; in realtà il suo viaggio inizia dentro se stesso. La grotta che si apre ai suoi piedi può identificarsi con l’inconscio, lo scendere nella grotta, nell’interno della terra, è il cammino dentro se stessi. I fratelli maggiori invece si allontanano da se stessi e, distraendosi dal loro intimo, non si impegnano nel cercare ciò che viene chiesto loro dal padre: il tappeto più sottile, l’anello più bello del mondo, la donna più bella. Tutto ciò non sarà trovato dai due fratelli maggiori che si limitano a cercare sulla superficie della terra, ossia adotteranno un comportamento “superficiale”, ma sarà il minore, che esplorando in profondità, troverà oggetti preziosi e bellezza.
“L’eroe delle Tre piume, benché considerato stupido, risulta vittorioso perché, mentre i suoi competitori che si affidano all’ “intelligenza” e rimangono fissati alla superficie delle cose si rivelano come quelli che si sono comportati da stupidi. La loro derisione del fratello “sempliciotto”, quello rimasto vicino alla sua base naturale, seguita dalla sua vittoria su di loro, suggerisce che una coscienza che si sia separata dalle sue fonti inconsce ci porta fuori strada” (Bruno Bettelheim, Il mondo incantato).
Lasciar cadere delle piume o lanciare delle frecce in aria e, in base al luogo dove andranno a cadere, decidere la direzione da prendere era un’antica usanza riscontrabile in molti popoli, soprattutto di area germanica. E’ come tirare “a sorte” lasciar decidere la sorte, seguire il destino. Lo stesso tappeto richiesto dal padre è probabilmente legato alla tessitura dei destini umani ad opera delle Parche. In questa chiave di lettura, non è l’astuzia che fa prevalere il minore (per età e facoltà) come spesso accade in molte fiabe, ma sembra piuttosto che il lasciar fare al destino e lo scendere nel proprio inconscio (la grotta) sia la strada per giungere all’evoluzione di se stessi.
E il rospo? Oltre a ricoprire il ruolo che spesso appartiene alla vecchia o alla fata, ossia quello di aiutare il protagonista a superare le prove, il rospo ha altre specifiche caratteristiche. Un tempo si credeva che, mescolando sangue di rospo e vino, si potesse ottenere un veleno mortale; in effetti, se stimolati, i rospi secernono un liquido velenoso che provoca febbre e, anche se raramente, la morte. Ciò dette una fama sinistra e magica a questo animale fino a sfociare nel Medioevo, quando il rospo divenne il beniamino delle streghe, le quali ne usavano la saliva come ingrediente di una particolare miscela capace di rendere invisibile chi ne avesse fatto uso; le zampe del rospo, invece utilizzate nei filtri d’amore, hanno spesso il fine di far innamorare perdutamente chi li berrà. Il rospo sembra quindi essere un animale che ha potere sulla vita o sulla morte: può avvelenare o dare la vita ed è in rapporto col principio dell’amore. Non so se è proprio dall’espressione “principio dell’amore” che è diventato il Principe delle fiabe trasformato in rospo o se è stato “adottato” dalle fiabe come Principe grazie alla sua capacità di metamorfosi insita nella sua stessa natura: da larva diventa girino fino, trasformando completamente il suo corpo, a diventare rospo, passando dalla vita nell’acqua a quella sulla terra e dentro la terra. Il rospo de Le tre piume, consegnerà al Grullo una delle sue figlie che si trasformerà in una bellissima fanciulla.




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