Incantesimo. Morte e Resurrezione, di Pietro Archiati

Nelle fiabe non è permesso inventare, perché se si inventa non è una fiaba,
è un prodotto della fantasia.
Le fiabe non sono prodotti della fantasia,
sono esperienze spirituali.
(Pietro Archiati)

L’incantesimo
Rudolf Steiner afferma che il motivo fondamentale delle fiabe e dei racconti nel quarto periodo di cultura è il quesito, la domanda, mentre nel nostro periodo di cultura è il mito dell’incantesimo, perché l’incantesimo è il comprimersi di un essere spirituale sempre di più dentro un involucro corporeo. Il fenomeno dell’incantesimo è proprio l’esperienza che fa un essere spirituale dovendosi comprimere nell’inabitazione di un corpo fisico.
Per l’essere umano il fenomeno fondamentale dell’incantesimo, l’ho già detto, è la nascita, è l’incarnazione, ma anche ogni volta che ci svegliamo compiamo un processo globale di incantesimo
perché entriamo di nuovo in questo castello incantato. Il primo grande significato del castello incantato è la forma fisica: lì avviene l’incantesimo, lì si è imprigionati, e questo processo di imprigionamento avviene ogni volta che ci svegliamo, ogni volta che nasciamo (soprattutto ogni volta che nasciamo), ma anche ogni volta che magari da uno stato un po’ più sognante, più distratto o svagato, ci riprendiamo e cominciamo a pensare in modo più energico.
Cosa avviene quando cominciamo a pensare in modo più energico? Ci distacchiamo un po’ dal sangue e ci congiungiamo con i nervi. La liberazione dall’incantesimo in che cosa consiste?
Nell’anelito immane di resurrezione che è nell’essere umano: non soltanto l’anelito a scappar fuori dal corpo fisico lasciando il castello incantato per conto suo, ma l’anelito a redimere tutto, affinché il castello stesso si disincanti. È quindi un’immagine di resurrezione, nel senso che l’essere umano non solo si libera dalla materia, ma libera la materia stessa, la trasforma, la trasfigura, la spiritualizza. C’è un grande processo di incarnazione, di materializzazione sempre più forte dell’essere umano – l’incantesimo –, c’è il chiudersi nel castello incantato per diventare liberi, e poi c’è un anticipare tutto il cammino successivo dell’evoluzione, la liberazione dall’incantesimo, la resurrezione.
Edward Burne-Jones, La principessa addormentata


Morte e resurrezione.
Per dirla in un altro modo: ogni incantesimo nelle fiabe è un aspetto della realtà incarnatoria della nascita, e ogni liberazione dall’incantesimo nelle fiabe è un aspetto di resurrezione – un aspetto, perché sono realtà infinite – dell’essere umano spirituale che trionfa sulla materia ma non la pianta in asso: la redime, la trasfigura, la trasforma.
Per gli esseri elementari vale una situazione analoga. Le Gerarchie spirituali, infatti, non sono mai in un incantesimo perché non hanno il corpo fisico; gli esseri soggetti ad incantesimo sono gli uomini, i primi ad avere il corpo fisico, e poi tutti gli esseri elementari imprigionati in un corpo fisico di terra, di acqua, di aria, di fuoco. Questi sono tutti incantati.
Qual è il significato di questo incantesimo di tutti i regni della natura e degli esseri elementari?
È di permettere all’uomo di svolgere la sua evoluzione. Quando nelle fiabe l’uomo incontra gli esseri elementari che sono incantati, imprigionati negli elementi della natura, vive sempre l’anelito di liberazione che queste creature gli esprimono.
San Paolo descrive questo desiderio della creazione di venir liberata attraverso il cammino di libertà dell’essere umano, nella sua Lettera ai Romani, soprattutto nell’ottavo capitolo, che è molto bello proprio perché ci dà, in un altro contesto, una chiave fondamentale di lettura per tutte le fiabe.
Forse basta così su questo fenomeno fondamentale dell’incantesimo, cioè dell’anelito alla liberazione, che ritorna con aspetti sempre diversi.
Aggiungo solo un altro esempio di incantesimo, che Steiner cita nello stesso volume e che ci fa entrare nel mondo delle fiabe: descrive un cimitero, un camposanto dove ci sono i corpi fisici dei defunti in decomposizione, e dice che spesso il corpo eterico dei morti, o suoi frammenti, restano nell’aura del cimitero. Per esempio, se un uomo è morto con un debito per lui importantissimo, che nessuno sapeva
avesse, dopo la morte fa questo pensiero: vorrei tanto pagare i miei debiti che non sono riuscito a pagare. Questo pensiero lo incanta, lo attanaglia in modo tale che il suo corpo eterico non riesce a liberarsi dall’aura del cimitero. Nel corpo eterico di questo morto resta il contenuto: io ho dei debiti e non riesco a pagarli, ma li vorrei pagare.
Ora, poniamo che arrivi qualcuno che forse vuole pregare sulla tomba di un altro defunto. In certe condizioni, se la persona che prega non è totalmente padrona del proprio essere ma in base alla pietà, o in base forse alla sofferenza per chi è morto, esce anche minimamente da sé, può accadere che venga a contatto con quel corpo eterico di cui parlavamo e può arrivare a vivere questa esperienza: io ho dei debiti, come faccio a pagarli?
Mentre questa persona fa una tale esperienza ed è disperata perché non sa come fare, si gira intorno
per vedere se c’è qualcuno che l’aiuta e allora vede una figura, le compare l’immagine di un giardiniere o un’altra immagine – non che in quel momento ci sia un giardiniere, dice Steiner, non
c’è nessuno, ma vede veramente un giardiniere.
Il giardiniere è un essere elementare che prende la figura di giardiniere per aiutare questo essere umano a risolvere il suo problema.
E la persona dice: puoi aiutarmi? A fare che cosa?, chiede il giardiniere. E lei risponde: guarda, là c’è un castello, mi hanno cacciato fuori da quel castello, vorrei ritornarvi dentro, ma come faccio a rientrare? allora il giardiniere dice: ah, guarda, devi passare per di lì, poi fare quella strada là, poi girare di là… La persona va, fa quello che le è stato detto, trova il castello incantato, trova qualcuno che le apre la porta come aveva detto il giardiniere, ed entra dentro.
Cosa è avvenuto? La persona che prega è ritornata in sé. Era uscita fuori, ma si è trovata così male ad essere nei pensieri di un altro (del morto), che sorge il desiderio di ritornare nel castello (il proprio corpo) che vede lontano e inaccessibile perché da sola non ce la fa a tornare dentro. Non ce la fa proprio perché è incantata da questo pensiero non suo: ho dei debiti da pagare, come faccio? Gli esseri elementari si immedesimano, compaiono nell’immagine di un giardiniere e aiutano, cioè danno le forze necessarie.
Allora la persona torna in sé e dice: ma che cosa mi è successo? Ecco come nasce una fiaba: tutta realtà, tutta esperienza realissima. Perché quel morto lì veramente aveva un debito e quindi questi pensieri ci sono nel suo corpo eterico reale; poi la persona sopraggiunta a pregare è uscita da sé, veramente e realmente, ha veramente e realmente sperimentato in sé il patema di non saper come saldare i debiti, ha chiesto aiuto, ha visto veramente il giardiniere, ha udito le sue parole, ha visto realmente il proprio corpo, da cui si era tirata fuori, come un castello incantato, ha fatto davvero ciò che il giardiniere le diceva ed è ritornata nel castello.
In questo modo sono vere le fiabe, quelle vere però, perché come sapete negli ultimi tempi c’è chi si è messo a inventare fiabe a tavolino: ma quelle sono fiabe di tutt’altra natura. Perciò dicevo che le fiabe vere sono sorte per esperienza reale dei mondi sovrasensibili, del mondo elementare, sono quelle che descrivono oggettivamente ciò che l’essere umano ha visto, ha sentito e ha compiuto. 
In questo senso il cacciatore diventa la guida verso “altri mondi“, spesso incontaminati e selvaggi. Ne La principessa cervo, il principe ha un ruolo inverso “riportando” la fanciulla nel suo mondo terreno ed umano, riconducendola dall’incantesimo alla realtà.
Tratto da Pietro Archiati, Il mondo delle fiabe, Archiati Edizioni www.archiati-edizioni.it
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Commenti

  1. Davvero interessante questo approfondimento! Per me è sempre un piacere leggere post come questi che mi aiutano a colmare profondissime lacune :P
    Un caro saluto Marcella e Felice 2016 ^_^

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    1. Grazie! E' da tempo che mi documento sul tema degli incantesimi e, finalmente, questa versione di Archiati mi è sembrata affascinante. Anche a te Glò auguro uno splendido e "fiabesco" (forse sono un po' di parte ;)) 2016!

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