Efesto, gettato giù dall’Olimpo dalla madre Era,
inorridita dalla bruttezza del piccolo, cade nel mare dove rimane per 9 anni, la
sua prima officina sarà in una caverna negli abissi, dove, utilizzando il
fuoco, forgerà metalli. Un giorno, per vendicarsi, inviò alla madre Era un
trono d’oro, dove, appena seduta, Era rimase incatenata e così sarebbe rimasta a
lungo se non fosse intervenuto Dioniso dio del vino (che fece ubriacare Efesto
che cedette e liberò la madre). Dopo una
breve riconciliazione con gli dei dell’Olimpo, fu di nuovo scaraventato giù da
Zeus, questa volta atterrò all’isola di Lemno, dove stabilì la sua officina nella quale fabbricò il carro del Sole, i
fulmini, lo scudo di Achille, lo scettro di Zeus e la prima donna, Pandora.
Questa breve introduzione sul mito di Efesto,
principe dei fabbri, è necessaria poiché sembra che la fiaba Il Fabbro e il Diavolo, databile a circa
6000 anni fa, età del Bronzo, sia una delle più antiche – se non addirittura la
più antica - e alcune tracce di Efesto
si ritrovano in alcune fiabe.
Il Fuoco, Bruegel |
Una ricerca accademica – pubblicata sul Royal
Society Open Journal e firmata dall’antropologo Jamshid Tehrani
dell’università di Durham, nel Regno Unito, e dalla studiosa di folklore Sara
Graça da Silva, dell’Università di Lisbona – ha messo a confronto 275 fiabe
provenienti da tutto il mondo e ne ha tracciato gli schemi ricorrenti nelle
varie lingue e culture. Scrivono gli autori: “Abbiamo mostrato che queste
tradizioni orali probabilmente ebbero origine molto prima della scrittura, e
abbiamo provato che una fiaba (Il fabbro
e il diavolo) può essere rintracciata fino all’Età del Bronzo”, che si situa
tra il 3500 e il 1200 a.C. (Fonte)
Alla figura del fabbro si sono poi legate alcune
figure, dal diavolo a Gesù, passando per San Pietro, riconosciuto, dalla
Chiesa, come protettore dei fabbri.
I Fratelli Grimm nella fiaba Il fuoco che ringiovanisce ci raccontano di quando Gesù e San
Pietro, viaggiando sulla terra, s’imbatterono in un fabbro da cui furono ben
accolti. Nel frattempo giunse alla stessa casa un mendicante, vecchio e
prostrato dai malanni, chiedendo la carità al fabbro.
San Pietro ne ebbe pietà e disse: -Signore e Maestro, se non ti spiace, guariscilo dal suo male, perché‚ possa guadagnarsi il pane da sè-.
Il Signore disse dolcemente: -Fabbro, imprestami la tua fucina, e mettici del carbone: voglio ringiovanire il vecchio infermo-. Il fabbro era pronto, san Pietro tirò il mantice, e quando le fiamme divamparono belle alte, Nostro Signore prese il vecchietto e lo spinse nella fucina in mezzo al fuoco rosso, sicché‚ egli ardeva come un rosaio e lodava Iddio a gran voce.
Poi il Signore si avvicinò alla tinozza, vi mise dentro l'omino arroventato, in modo che l'acqua lo ricoprisse, e quando si fu freddato per bene, gli diede la sua benedizione. Subito l'omino saltò fuori agile, dritto e sano come se avesse vent'anni.
Il fabbro cercò di fare la stessa cosa con la sua
anziana suocera, ma il risultato fu, ovviamente opposto, la donna si accartocciava
e si anneriva sotto il fuoco incandescente in uno spettacolo spaventoso ed
orribile tanto che, la nuora e la moglie del fabbro, entrambe incinte,
accorsero alle urla, ma visto quello spettacolo dettero alla luce, non due
bambini dall’aspetto umano ma due scimmie, che fuggirono nel bosco dando così
inizio alla razza delle scimmie.
La fiaba, ripresa con l’aggiunta di elementi
cristiani, sottolinea come il primo fabbro sia Gesù che con il fuoco e l’acqua,
entrambi elementi di purificazione (si pensi all’acqua battesimale) forgia e
opera un miracolo nei confronti dell’anziana donna. Una fiaba dove nel finale
si ipotizza l’origine della scimmia, come involuzione dell’uomo e, sempre in
una visione cristiana, come degenerazione del cristiano che disubbidisce a
Gesù; il fabbro che cerca di uguagliare le doti di Cristo, verrà punito con un
figlio dalle sembianze scimmiesche. L’uomo è precedente all’origine della
scimmia e non come teorie evoluzionistiche, mal interpretate, hanno sostenuto
che quest’ultimo possa essere un’evoluzione della scimmia.
In una versione cilena de Il Fabbro e il diavolo, troviamo sempre Gesù che, durante le visite
pastorali, si reca nell’officina di un fabbro, rimanendone affascinato:
“ vide la forgia con la fiamma scintillante, le lime, le mazze e le tenaglie messe in ordine; gli piacque ascoltare quel martellare ritmico sull'incudine, gli piacque vedere la mano sapiente dare forma alle punte dei vomeri, alle curve dei ferri da cavallo, alle spirali e alle losanghe destinate a ornare le inferriate.”
Il fabbro, vedendo la povertà di Gesù non volle essere pagato, ma Gesù gli
regala una sedia
sulla quale chi si sedeva era obbligato a restare seduto, se non gli fosse
stato detto: Alzati e cammina!
Un giorno il diavolo si affacciò alla casa del
fabbro: era giunto il momento della sua morte. Così il fabbro per prendere
tempo lo fece accomodare sulla sedia dove rimase paralizzato e, preso a
bastonate dal fabbro, fu ridotto quasi in fin di vita e a quel punto gli ordinò
Alzati e Cammina! e il diavolo fuggì
via.
La sedia che paralizza il malcapitato, non può non far pensare al trono che Efesto dona ad Era e sul quale rimane bloccata.
Una particolarità che evidenzia quando il “mestiere” di fabbro fosse importante, fin dalle sue origini: alcuni studiosi hanno notato come nelle società primitive l'arte dei metalli era considerata così preziosa, da un punto di vista sociale, tanto che ai fabbri veniva praticata la recisione di un tendine del tallone, in modo che non potessero fuggire ed allontanarsi dal villaggio. Lo stesso Efesto (e il romano Vulcano) viene raffigurato zoppo, zoppia che Omero attribuisce alla caduta dall’Olimpo.
Ma lo zoppo è anche colui che “oscilla” da una dimensione all’altra, da destra a sinistra, cammina in terra ma anche in aria; Efesto, in particolare, come fabbro utilizza fuoco e acqua con cui forgia, fonde e raffredda le sue opere. D’altronde Efesto è un dio che nella sua prima “caduta” cade in mare e nella seconda cade in terra, dove, in entrambi i luoghi, riesce a creare la sua officina.
Ecco che Storia, Mito, Fiaba s’incontrano ancora per dare la propria interpretazione o contestualizzazione di un momento della storia dell’umanità.
Notevole *__* Queste tematiche che ricorrono nella storia dell'umanità mi affascinano tantissimo, per altro, se fossero maggiormente conosciute, credo che potrebbero contribuire a eliminare certe pericolose distanze e derive che generano odi e profonde spaccature tra culture e "filosofie".
RispondiEliminaCiao Marcella, sai sempre stupirci *_*
Grazie Glò, il personaggio del fabbro è davvero affascinante, credo se ne potrebbe parlare a lungo! Credo che se si conoscessero maggiormente certi "legami" e fili conduttori ci sarebbero meno dogmi e fanatismi...forse :)
EliminaMi piacciono molto queste ricerche delle radici comuni, è affascinante anche il solo pensare che ci possa essere una fiaba così antica e la cosa bella è che figure del genere si ritrovano davvero in tutte le culture mondiali.
RispondiEliminaE' vero, è affascinante come popoli distanti, e culturalmente diversi abbiano trovato risposte, spiegazioni simili. Spero che queste ricerche non mi stanchino mai!
EliminaBellisimo post, Marcella! Sulla "evoluzione" della scimmia dall'uomo, ci sento eco gurdjieffiani. Sbaglio?
RispondiEliminaGrazie Ivano! Non conosco il pensiero di Gurdjieff, forse, per quel poco che conosco, ci lega il cercare l'origine comune dei miti o del folclore, ma magari ho frainteso!
EliminaMolto interessante: conosco bene Efesto e le sue opere, ma non avevo idee dell'importanza di questo tipo di personaggio e delle sue commistioni cristiane. Grazie per l'occasione di approfondimento!
RispondiEliminaGrazie a te! Anche per me questi post sono occasione per fare continue ricerche :)
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