Fiabe e trascrizione cinematografica: La Piccola Fiammiferaia

Per gentile concessione di Giulia Oddolini, oggi vi propongo il secondo post sulla trascrizione cinematografica di alcune fiabe di Andersen: La Piccola Fiammiferaia. Giulia Oddolini (profilo facebook) è laureata in Lingue e Letterature Straniere con tesi in Letterature Nordiche. Prossimamente Scarpe Rosse e il Tenace soldatino di stagno.
Primo post pubblicato: La Sirenetta


Attraverso la fiaba Andersen può rappresentare tutti i tabù della società, i suoi vizi e difetti; sono proprio queste le tematiche della Piccola fiammiferaia. L’indifferenza della gente e del padre alcolizzato nei confronti di questa povera bambina spinge l’uomo a riflettere sul proprio comportamento e sulla cattiveria umana; inoltre, lo scrittore riporta testimonianze di esistenze difficili che si rispecchiano nelle ferite e nelle sofferenze dei lettori.[2] Nonostante ciò le fiabe dal finale tragico come questa possono essere fonte di tristezza e pessimismo per i bambini, poiché tendono ad immedesimarsi nella protagonista e non riescono ad apprezzare la morale della fiaba sulla compassione per gli oppressi perché troppo concentrati sul personaggio, che loro desidererebbero sempre veder trionfare, per avere un modello eroico a cui attingere quando desidereranno sfuggire al proprio destino, mentre quello della bambina si rivela essere inevitabile.[3] La protagonista si arrende, difatti, alla propria misera esistenza e persevera nel vendere i fiammiferi, che rappresentano il calore, quindi ciò che la salverebbe. Quando alla fine decide di accenderli indugia in fantasie che sono pericolose perché non hanno nulla a che fare con la realtà, e implicano che non è possibile migliorare la propria situazione, sicché è meglio affondare nella fantasia oziosa.[4] Allo stesso modo quando una donna non vede via di uscita perché si rifiuta di combattere contro il proprio destino, si abbandona a fantasticherie e lentamente la sua forza vitale si spegne e si ritrova “congelata nel sentimento”.[5]
Data la fama dell’originale gli adattamenti sono molto simili ad essa, risulta infatti difficile trovare un cartone in cui la protagonista si salvi, anzi alcuni sono più cupi e malinconici della fiaba stessa. Ad esempio, i disegni di Martin de Thurah per la canzone The Little Match Girl del gruppo islandese Sigur Rós si rivelano intrisi di pessimismo e risultano agghiaccianti; i tre sogni provocati dal calore dei fiammiferi sembrano piuttosto degli incubi, formati da fiamme ardenti, tacchini danzanti e alberi di Natale rinsecchiti e avvolti dal fuoco. Inoltre, l’assenza della nonna elimina la speranza che la bambina sia ora felice tra le braccia della vecchia in Paradiso, come invece accade nell’originale.[6]

Anche nel cartone vietnamita in 3D della TrueD Animation Studio la nonna, sebbene la bambina la sogni grazie al calore degli ultimi fiammiferi, non porta la nipote con sé; la scena si conclude infatti con il miraggio della vecchia che scompare e la protagonista muore assiderata appena fuori dalla porta di casa, visto che il padre l’aveva sbattuta fuori perché quel giorno non aveva venduto nemmeno un fiammifero. Inoltre, questo cartone è ambientato tra le strade della città Ho Chi Minh del XIX secolo, vengono raffigurate infatti la Basilica di Notre-Dame di Saigon e la Saigon Opera House; questo particolare ricorda l’intento di Andersen di rappresentare la realtà, anche per quanto riguarda le ambientazioni.[7]
Stranamente, possiamo aggiungere a questi cartoni cupi anche la versione Disney, che offre al pubblico un’opera lontana dal classico happy end, di cui era sempre stata una ferma sostenitrice; ambientato in Russia e ideato per il terzo Fantasia, non presenta dialoghi, ma solo la musica struggente del Notturno per quartetto d’archi numero 2 in Re maggiore di Alexander Borodin.[8]
Del resto questi sono tutti cartoni che risalgono all’ultimo decennio, per delle versioni più “positive” bisogna guardare più indietro. In particolare, l’adattamento della Color Rhapsody Cartoon del 1937 inizia con una bambina dai perfetti boccoli biondi e dalle guance rosse, ma con i piedi scalzi e vestita di stracci, che cerca di vendere fiammiferi a una folla scalpitante e festosa in occasione della notte dell’ultimo dell’anno; è un tripudio di colori e suoni che stordiscono. Anche il sogno in cui cade quando accende i fiammiferi è ricco di particolari fantasiosi, immagina anche il Paradiso come un luogo di giochi e divertimenti; quando muore non è la nonna a portarla in cielo ma un angelo. Il particolare più interessante di questo cartone è che dalla versione originale sono stati eliminati gli ultimi due minuti in cui si vedeva la tormenta di neve che spazzava via il miraggio della piccola ed infine il suo corpo gelato abbandonato in un vicolo, con l’angelo che veniva a raccogliere la sua anima innocente.[9] Anche nel cartone giapponese sulla piccola fiammiferaia del programma per bambini “Andersen Monogatari” la nonna non è presente, viene però sostituita dalla figura della madre, in questo modo si perde un legame profondo che collega i bambini alla generazione degli anziani che rappresentano la tradizione, nell’unione tra infanzia e vecchiaia si può individuare la forza del senex usata in modo positivo, che con la presenza della madre risulta impossibile.[10] In questo cartone giapponese i personaggi possiedono un nome, mentre nella fiaba originale non sono presenti: la protagonista si chiama Hanna.[11] Anche nel cartone italiano del 1953 scritto e cantato dal famoso Quartetto Cetra la bambina ha un nome: Stella; ma a differenza di tutti gli altri non accende i fiammiferi uno alla volta ma dà fuoco a tutte le scatole di fiammiferi e si addormenta, sogna la nonna e sale al cielo con lei.[12] Viene quindi eliminata la quadripartizione della fiaba originale, col primo fiammifero la bambina sogna una stufa di ghisa che la riscalda; col secondo una tavola imbandita; col terzo un albero di Natale e con gli ultimi la nonna.[13] La divisione in quattro parti rappresenta una struttura fondamentale della coscienza, che si riflette in molti simboli della mitologia, nei quattro venti, nei quattro punti cardinali, nei quattro Evangelisti e così via;[14] nella Piccola fiammiferaia[15] Andersen riporta questa suddivisione di cui l’ultima è quella più importante e racchiude le altre tre visioni, creando un climax ascendente, che porta alla morte della protagonista.
Nell’originale, prima della quarta e ultima accensione dei fiammiferi, la bambina vede una stella cadente e si ricorda delle parole della sua nonnina:
 (…) le candeline dell’albero salivano sempre più in alto, si rese conto che erano limpide stelle, una cadde lasciando in cielo una lunga striscia di fuoco."C’è qualcuno che muore!" disse la piccola, perché la vecchia nonna, l’unica che fosse stata buona con lei, ma che adesso era morta, le aveva detto: "Quando cade una stella, un’anima sale a Dio!".[16]
La Piccola Fiammiferaia Disney
Difatti, un tempo le comete erano ritenute di cattivo auspicio, rappresentavano l’ira degli dei oppure le loro lacrime ed erano il simbolo della morte imminente di un re o un imperatore, erano ritenute “messaggeri di morte e di disgrazie, minacce del cielo, sinistri presagi di carestie e di terribili pestilenze, riflesso nel cielo notturno delle paure degli uomini”.[17] In due cartoni animati di produzione giapponese questa scena è rimasta, poiché annuncia il finale inevitabilmente tragico della storia e anticipa la venuta dello spirito della nonna nel sogno.[18]
In tutti gli adattamenti la piccola fiammiferaia è scalza,[19] oppure lo diventa nel corso della storia, perché le vengono rubate le scarpe, oppure perché le perde,[20] a volte porta delle ciabatte,[21] altre volte delle calzature troppo grandi per lei, che appartenevano alla madre,[22] si ritrova così a camminare con i piedi nudi come nell’originale: 
Con quel freddo e con quel buio una bambina povera camminava per strada col capo scoperto e a piedi nudi; è vero che quando era uscita di casa aveva le pantofole; ma a che serviva! Erano pantofole molto grandi, ultimamente le aveva usate sua madre, tanto erano grandi, e la piccola le aveva perdute affrettandosi ad attraversare la strada mentre due carri passavano di gran corsa; una non si trovava più e l’altra se l’era portata via un ragazzo: aveva detto che poteva usarla come culla quando avrebbe avuto dei figli. Ora la bambina camminava coi piedini nudi, rossi e lividi dal freddo;(…)[23]
Come è stato già individuato in Scarpe rosse[24] e nella Sirenetta[25], il tema dei piedi feriti ritorna anche nella Piccola fiammiferaia[26]. La bambina perdendo le scarpe non possiede più ciò che difende e protegge i piedi, che sono il simbolo della libertà e mobilità dell’uomo; quindi, il suo destino è già inscritto in questa perdita.[27]
Al link alcune versioni animate de La Piccola Fiammiferaia
Per approfondimenti si veda il post "Scarpe e fiabe" e la fiaba di Andersen La Nonna

Fonti:
[2] M. Bernardi, Infanzia e fiaba, cit., p. 231 
[3] B. Bettelheim, Il mondo incantato, cit., p. 104 
[4] C. P. Estés, Donne che corrono coi lupi, cit., p.349 
[5] Ibidem, p. 351 
[6] Sigur Rós, The Little Match Girl, 2005 
[7] The little match girl, TrueD Animation Studio, directed by Doan Trong Hai, Vietnam, 2011 
[8] Walt Disney Animation Studios, The Little Matchgirl, Nocturne from String Quartet No. 2 in D Major by A. Borodin, directed by R. Allers, distributed by Walt Disney Pictures, 2006 
[9] The little match girl, “Color Rhapsody Cartoon”, Columbia Pictures Corporation, 1937 
[10] C. P. Estés, Donne che corrono coi lupi, cit., p. 234 
[11] 「マッチ売りの少女」 (macchi uri no shōjo), アンデルセン物語 (“Andersen Monogatari”), Fuji TV, Mushi Production, (regia di) Masami Hata, 1971 
[12] La piccola fiammiferaia, prodotto da M. Casamassima, diretto da R. Scarpa, scritto e cantato da Quartetto Cetra, 1953 
[13] H. C. Andersen, Fiabe e storie, cit., p. 288 
[14] M.-L. von Franz, Le fiabe interpretate, cit., p. 50, 51 
[15] H. C. Andersen, Fiabe e storie, cit., pp. 287-289 
[16] H. C. Andersen, Fiabe e storie, cit., p. 288 
[17] M. Rigutti, Comete, meteoriti e stelle cadenti. I corpi minori del sistema solare, Giunti Editore, Firenze, 1997, p. 65 
[18] La piccola fiammiferaia, “Fiabe… Così”, Rai 1, regia di H. Nishimaki e K. Doya, Dax Productions, 1983; La piccola fiammiferaia, Toei Animation, ITB (Italian TV Broadcasting s. r. l.), 1980 
[19] Porta solo le calze, con le dita dei piedi scoperte: Walt Disney Animation Studios, The Little Matchgirl, cit.; La piccola fiammiferaia, “Fiabe… Così”, cit.; The little match girl, “Color Rhapsody Cartoon”, cit.; Sigur Rós, The Little Match Girl, 2005 
[20] La piccola fiammiferaia, Toei Animation, cit.; indossa quelle di sua madre che le stanno grandi, quindi ne perde una e l’altra viene distrutta dalla ruota di una carrozza: La piccola fiammiferaia, “Le Fiabe più Belle”, Toei Animation e Fuji TV, 1994; Das Mädchen mit den Schwefelhölzchen, Polyband & Toppic Video/WVG, 1995 
[21] La piccola fiammiferaia, prodotto da M. Casamassima, cit.; porta delle scarpe distrutte, simili a delle ciabatte: The little match girl, TrueD Animation Studio, cit. 
[22] 「マッチ売りの少女」 (macchi uri no shōjo), アンデルセン物語 (“Andersen Monogatari”), cit. 
[23] H. C. Andersen, Fiabe e storie, cit., p. 287 
[24] Ibidem, pp. 261-265 
[25] Ibidem, pp. 56-74 
[26] Ibidem, pp. 287-289 
[27] C. P. Estés, Donne che corrono coi lupi, cit., p. 229

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