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L'Orco mentre uccide le sue figlie, di Gustave Dorè |
C'era una volta un
taglialegna e una taglialegna
(è insolito trovare una fiaba dove la donna sia qualificata in base ad un
mestiere, di solito è solo moglie), i
quali avevano sette figliuoli, tutti maschi (7 è un numero esoterico,
magico, inoltre, il fatto che i figli fossero tutti maschi ci dice che sono
coloro i quali porteranno avanti il nome della famiglia ma in realtà stanno rischiando
di morire e con loro anche il futuro della famiglia); (…) La cosa che maggiormente li tormentava, era che il minore veniva su
delicato e non parlava mai: e questo che era un segno manifesto di bontà del
suo carattere, lo scambiavano per un segno di stupidaggine (il futuro
vincitore ci viene presentato con caratteristiche positive ma non riconosciute
tali dalla società o meglio delle qualità che devono essere dimostrate per
essere riconosciute). Il ragazzo era
minuto di persona; e quando venne al mondo, non passava la grossezza di un dito
pollice; per cui lo chiamarono Puccettino. Capitò un'annata molto trista, nella
quale la carestia fu così grande, che quella povera gente risolvettero di
disfarsi de' loro figliuoli.
Durante
la notte i genitori decidono di abbandonare i figli nel bosco e Puccettino li
sente.
Entrarono dentro
una foresta foltissima, dove alla distanza di due passi non c'era modo di
vedersi l'uno coll'altro
(il bosco è il luogo che il protagonista della fiaba deve affrontare per
crescere e questo bosco di Pollicino è folto e scuro, come profonda è la fame e
difficile sarà la salvezza).
Rimasti
soli i bambini cominciano a disperarsi ma Pollicino li tranquillizza dicendo
loro di aver lasciato cadere dei sassolini bianchi lungo il sentiero e con
questo stratagemma potranno ritrovare la strada di casa.
Intanto
il taglialegna e la moglie (taglialegna!), avuti dei soldi da un debitore,
hanno potuto consumare un lauto pranzo, la moglie si dispera e rinfaccia al
marito di aver abbandonato i figli; sentite Perrault:
“Il taglialegna perse la pazienza, perché la moglie tornò a ripetere più di venti volte che egli se ne sarebbe pentito, e che essa l'aveva di già detto e ridetto: e minacciò di picchiarla se non si fosse chetata. Questo non voleva dire che il taglialegna non potesse essere anche più addolorato della moglie; ma essa lo tormentava troppo: ed egli somigliava a tanti altri, che se la dicono molto colle donne che parlano con giudizio, ma non possono soffrire quelle che hanno sempre ragione.”
Nel
frattempo i bambini, guidati da Pollicino, arrivano a casa e anche loro possono
finalmente mangiare e rimanere a casa fin quando però di nuovo non ci sono più
soldi.
Vengono
di nuovo portati nel bosco e Pollicino questa volta lascia cadere briciole di
pane che però verranno mangiate dagli uccellini.
Scesa
la notte cominciano a camminare nel bosco fino a quando vedono una luce di una
casetta e bussano alla porta: è la casa dell’Orco, come dirà loro la moglie
dell’orco. Anzi, aggiunge la donna “L’orco mangia tutti bambini”. Li fa entrare
e cerca di nasconderli dal marito.
L'Orco aveva sette
figliuole, che erano sempre bambine, le quali erano tutte di un bel colorito,
perché, come il padre, si cibavano di carne cruda; ma avevano degli occhiettini
grigi e tondi, e il naso a punta e una bocca larghissima, con una rastrelliera di
denti lunghi, affilati e staccati l'uno dall'altro. Non erano ancora diventate
cattive: ma promettevano bene, perché di già mordevano i fanciulli per
succhiare il sangue.
(7 femmine in contrapposizione ai 7 fratellini che rischiano di venire estinti
per sempre, prima dalla fame e adesso dalla fame dell’Orco). Le sette piccole
orchesse furono sgozzate dal padre che le aveva scambiate per Pollicino e i
suoi fratelli. La famiglia dell’Orco che rappresenta il Male viene sterminata
attraverso l’omicidio delle 7 bambine (il futuro) uccise dal padre. Fiaba sulla
fame, dove è la fame che decide le sorti dei protagonisti: è la fame che spinge
i genitori ad abbandonare i 7 figli; è l fame dell’Orco che minaccia la vita
dei 7 fratellini e dalla quale i 7 bambini devono fuggire; è la fame degli
uccellini che, mangiando le briciole, impediscono a Pollicino di ritrovare la
strada di casa.
In una lettura della fiaba, si dice che Pollicino è colui che supera la fase orale che invece di pensare alla fame, usa l'intelligenza e la sua storia è simile a quella di Hansel e Gretel.
RispondiEliminaP.S.: Hai visto che ho spezzato l'incantesimo della sirena?