La Galleria delle Fiabe di Tiziana Ricci. La storia illustrata di Cenerentola


Fig.1 J.E. Millais (1881)
Cenerentola è la scarpetta di cristallo. Questo, ovviamente, non è inteso in senso letterale, ma perché sono sicura che se dicessimo, a una qualunque persona, “conosci la storia di Cenerentola?”, quella risponderebbe quasi certamente “sì, è la ragazza che perde la scarpetta di cristallo”. La scarpetta di cristallo della bella Cenerentola ha fatto parlare di sé in tutto il mondo, tanto che si è voluto andare affondo sulla sua origine, per capire come mai fosse proprio di cristallo. Tutto pare nasca da un errore nella traduzione dal francese, perché, infatti, la scarpetta di cristallo nasce dai Contes. Si fece confusione tra le parole “vaire”, che indica un piccolo roditore simile all’ermellino da cui era ricavata la pelliccia per le pantofole, e “verre”, che invece significa vetro; questo è quanto dice Balzac. Ma in Fiabe (Ida Porfido), si ritiene che ciò sarebbe stato smentito da un’affermazione che sembra avere fatto lo stesso Perrault: “Pantoufle de verre”.
Fig.2 Arthur Rackham
Purtroppo non c’è la certezza di queste fonti, ma d’altronde Cendrillon non è la prima versione della fiaba della giovane che veste di stracci e che grazie a una pantofola, o scarpina che sia, trova la sua fortuna. Nelle fiabe precedenti ai Contes, infatti, la fanciulla indossa sempre delle pantofole o delle scarpette di pelliccia, come avviene per Zezzola ne La Gatta Cenerentola (Basile, Le cunto de li cunti); non si parla mai, quindi, di scarpe in vetro o in oro (nel caso dei fratelli Grimm). Altre fonti ci confermano tutto questo. In Fiabe di Ida Porfido ci viene detto che l’antenata di Cenerentola è Rodopi, una fiaba proveniente dall’Antico Egitto, citata per la prima volta da Erodoto (Storie. Libro II), che tratta la storia di una giovane schiava e cortigiana di origine Tracia, Rodopi appunto. Rodopi viene maltrattata dalle altre schiave all’insaputa del suo padrone, che invece è molto gentile con lei, tanto che, dopo averla vista ballare, ecco che (a conferma di quanto dicevamo) le fa dono di pantofole di oro rosso, attirando, ahimè, la gelosia delle altre. Un giorno, il faraone Amasis, indice una festa alla quale invita tutto il Regno, ma le schiave non permettono a Rodopi di partecipare. Quando lei si trova sola mentre fa il bucato nel fiume, Horus, sotto sembianze di falcone le ruba una pantofola portandola in grembo al faraone che subito, preso come segno divino, vuole cercarne la proprietaria. Il faraone riesce nell’impresa e sposa Rodopi. La Storia ci dice che questa fiaba nasce come spunto del matrimonio tra il faraone Amasis e la schiava Rodopi, che esisterono realmente.


Fig.3 John Harris, (1825)
Trovo l’origine egiziana della figura di Cenerentola a dir poco affascinante; e, mi sento in dovere di citare, pur se priva di fonti, un’altrettanto ammaliante versione, cinese per l’esattezza, risalente al IX secolo, Ye Xian, trovata per caso da una ricerca personale. In ogni caso, secondo quanto letto, questa fiaba deriverebbe dalla raccolta di storie di un certo Youyang Zazu. Ye Xian è la nostra Cenerentola, che rimasta orfana di entrambi i genitori, è costretta a vivere con la matrigna (il padre aveva un’altra moglie) e la sorellastra. La donna la costringe a pesanti lavori ma Ye Xian ritrova  la  felicità  stringendo  amicizia  con  uno  splendido  pesce  che,  altri  non  è,  che  la reincarnazione  della  madre.

Fig. 6 Arthur Rackham (1919)
La  matrigna,  arrabbiata,  uccide  il  pesce  facendolo  mangiare  alla giovane e saziandosene pure lei. Ye Xian è disperata, ma lo spirito della madre torna e le dice di seppellire le lische del pesce. Quando arriva la festa della primavera, la matrigna impedisce alla figliastra di parteciparvi. Una volta rimasta sola, alla giovane fa nuovamente visita lo spirito della madre che le fa disseppellire la lisca, al posto della quale, si trovano degli splendidi abiti. È così che Ye Xian si reca alla festa, ma fugge rendendosi conto di poter essere riconosciuta dalla matrigna e la sorellastra.

Fig. 7 Arthur Rackham (1920)
Lei perde quello che qui non è una scarpetta o una pantofola ma un sandalo dorato; e il re trovandolo è incuriosito dalla piccola misura (si sa che in Cina il piede molto piccolo era simbolo grazia e di bellezza, per questo alle bambine venivano fasciati i piedi fin dalla nascita, così da mantenerne la piccola dimensione) e ne cerca la proprietaria, trovando e sposando Ye Xian. Finora vi ho parlato di Cenerentola in quanto fiaba, ma non della sua protagonista. Perché la giovane  è  stata  chiamata  così?
Van Sandwyk (1889)
Se  la fiaba  ha origini  remote,  il nome  “Cenerentola”,  invece, compare per primo nella versione di Basile, Gatta Cenerentola, e la spiegazione sta nella fiaba stessa:  la  fanciulla,  Zezzola,  fu  soprannominata  Cenerentola,  in  modo  dispregiativo,  dalle sorellastre a causa della sua abitudine di stare seduta in mezzo alla cenere del camino (Le cunto de li cunti, Basile). È per questo che, d’abitudine, Cenerentola viene rappresentata accanto ad un camino, con una vecchia scopa in mano, come nel ritratto a lei dedicato dipinto da Millais (fig. 1), o semplicemente vestita di stracci come nell’illustrazione di Arthur Rackham (fig. 2).

Fig.4 Crane (1982)






Anche se Cenerentola nasce da Basile, troviamo molti punti in comune con le altre versioni. Così come per Il Gatto con gli stivali abbiamo individuato le scene clou, ecco che presentiamo anche quelle di Cenerentola. La prima figura di estrema importanza è la Fata Madrina, colei che con la sua magia permette alla protagonista di partecipare alla festa con abiti da vera regina. Diversamente da come si potrebbe pensare di una fata, questa figura non viene stereotipata a una creatura  piccola  e  alata,  anche  se  può  presentare  i  due  elementi  distinti;  è  il  caso  di un’illustrazione del 1825 di John Harris, dove la fata è piccolissima rispetto a Cenerentola e si presenta a lei volando su una nuvola (fig.3). Per quanto riguarda le ali poniamo l’esempio di Crane, la sua fata madrina sembra quasi un angelo con le sue ali dorate e l’abito bianco (fig. 4). La “vera”  Fata  Madrina  è  rappresentata  più  come  una  mamma,  perché  è  colei  che  deve  dare conforto, deve cullare con le sue sagge parole e a questo proposito non c’è esempio migliore che l’illustrazione di Dorè per Cendrillon, dove un’amabile signora, anche piuttosto anziana, è alle prese con una zucca, mentre una curiosissima Cenerentola osserva il suo operato (fig. 5).
Fig. 11 Dorè
Fig. 5 Dorè
Non si può dire la stessa cosa per la siluette di Rackham (dalla stessa collana di The Sleeping Beauty di Evans, edito da Heineman, 1920), che mostra una donna dal vestito vaporoso e dal tipico cappello a punta della “fata madrina”(fig. 6), o per la raffigurazione di Van Sandwyk dedicata a The Blue Fairy Book di Andrew Lang (fig.7). Dulac, invece, decide di mostrarci una fata madrina di giovane e bell’aspetto, e di perfetto timbro francese (figg.8,9). Appena la Fata Madrina fa il suo incantesimo su Cenerentola, la giovane parte per il ballo. Ricchezze di ogni genere, fini ricami, tipiche acconciature dell’epoca, abiti sfarzosi e lampadari di lusso prendono forma nell’incisione di Dorè rappresentante l’evento del ballo nei Contes.
Fig.10 Dorè

Fig. 8 Edmund Dulac
Fig. 9 Edmund Dulac


















Al centro della scena Cenerentola, attorniata dagli spasimanti (fig.11). È proprio l’attenzione che tira su di sé a far sì che la giovane venga cercata dal re, per provare a indossare la scarpetta perduta (fig.10), e ne diventi la moglie, trovando finalmente la sua felicità.
Sul mio blog Kokoro: La scarpetta di Cenerentola


Tiziana Ricci è un'illustratrice diplomata all'Accademia di Belle Arti di Bologna sotto il corso di Fumetto e Illustrazione. I post pubblicati su Fiabe in Analisi sono un estratto dalla sua tesi sulla tradizione orale, scritta e disegnata della fiaba dal titolo La Fiaba sulla Fiaba, (relatrice Prof.ssa Paola Pallottino). 
I blog di Tiziana: 

Commenti

  1. Ecco il video della versione pellerossa:
    http://www.youtube.com/watch?v=s37zN38eByg&feature=channel&list=UL
    Per quanto riguarda le parti del corpo piccole, è una cosa che ricorre spesso nelle fiabe. Un esempio è Pelle d'Asino dove la protagonista ha le mani e le dita piccole che sembrano da bambina.

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    1. E soprattutto nelle culture orientali c'è il sottolineare la grazia o la forma fanciullesca di certe parti del corpo femminile. Grazie per il link, vuoi vedere che ora mi è venuta un'idea a me? oggi siamo piene di idee e suggerimenti:)

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    2. ahah, ho visto adesso il video; non ricordavo dell'esistenza di questo cartone; grazie! :)

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  2. Ho avuto modo alcuni anni fa di analizzare nel dettaglio le origini di questa fiaba e il variare delle calzature in base alla versione. Ho scritto anche un post, in cui ho accennato alla faccenda.
    Complimenti davvero per la rubrica, mi piace sempre di più!

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    1. Sono proprio soddisfatta di questa rubrica, anche se il prossimo sarà l'ultimo post.Grazie.

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