Harry Potter e Cenerentola: la bacchetta magica

Per il primo giorno di scuola, un bambino come tanti altri deve avere almeno un quaderno e una penna, ma un bambino-maghetto che deve entrare nella scuola della Magia e della Stregoneria, esclusiva per maghi, ha bisogno di una bacchetta magica. Così il piccolo Harry Potter va a scegliere la bacchetta magica che in realtà, come dice il mago-venditore (il signor Olivander) è la bacchetta che sceglierà te! Dopo aver visto questa scena del film mi è venuta l’idea per questo post. Un intero negozio di bacchette magiche non poteva, d’altronde, non colpire la mia immaginazione e anche il mio senso di giustizia. Sì proprio di giustizia, perché da piccola, mi chiedevo come mai le bacchette magiche, fossero magiche solo per alcuni e non per tutti. Avevo il vizio di criticare le favole fin da piccola, come potete capire.
Si può pensare ad un mago privo di bacchetta magica? E una fata, non sembrerebbe forse meno elegante? Come, d’altronde, una strega cattiva senza bacchetta apparirebbe meno forte e meno potente. Attraverso la bacchetta il mago trasmette la sua energia positiva o negativa sulla persona o l’oggetto a cui è destinata la magia: di solito una trasformazione o un incantesimo.
Rabdomante
foto wikipedia
Ma quali le origini di tale oggetto? Se nel termine bacchetta includiamo asticelle e bastoncini in genere, sappiamo che in alcuni murali rinvenuti nelle caverne ci sono esseri umani rappresentati con delle asticelle in mano; anche la maga Circe è fornita di bacchetta magica. In passato, la bacchetta era sicuramente simbolo di autorità o di potere, da cui il modo di dire: comandare a bacchetta, per indicare chi comanda in modo autoritario e non ammette repliche. La bacchetta rispecchia l’antico, primitivo legame tra l’uomo e l’albero, l’albero vivo che ha energia e trasmette vita; pensiamo a Mosè che nella Bibbia utilizza una verga per far sgorgare acqua dalle rocce, come un rabdomante, fornito di una bacchetta di legno che “magicamente” trova acqua e filoni di metalli.
Il ramo d’oro, dell’antropologo James Frazer, un saggio sulla magia, prende il nome dal ramo d’oro, sacro a Proserpina; Enea, se vorrà tornare dagli Inferi, dove facilmente vi può accedere ma dal quale è difficile ritornare, dovrà trovare il ramo d’oro e regalarlo a Proserpina. Anche questo è una sorta di bacchetta che permette un “trasferimento” da un’altra dimensione, anche se il ramo d’oro non è un vero e proprio conduttore di energia magica.
Nelle favole, a volte, la bacchetta magica è accompagnata da una formula misterioso, come canta la fata Smemorina nella versione Disney di Cenerentola:
Salaga doola, mencica boola, bibbidi bobbidi boo,
mettile insieme e che accade laggiù?
bibbidi bobbidi boo.salaga doola, mencica boola, bibbidi bobbidi boo,
fa la magìa tutto quel che vuoi tu,bibbidi bobbidi boo.
Con salaga doola puoi, far tutto quel che vuoi
ma la frase però che tutto può è bibbidi bobbidi boo.
ooh! salaga doola, mencica boola, bibbidi bobbidi boo,
lala lala lala lala lalà, bibbidi bobbidi, bibbidi bobbidi,bibbidi bobbidi boo!

Commenti

  1. Penso un po' alla matita come se fosse una mia bacchetta magica e chissà quali altri strumenti lo sono, dei prolungamenti del nostro essere.

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    1. La penna. Sai, sono un po' di parte. Certo la matita crea immagini più immediate come le apparizioni e le trasformazioni che una bacchetta magica riesce a far apparire.

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    2. oh la penna! Anch'io sono di parte. Mi piace disegnare con la penna, tenerla leggera così da creare un effetto sfumato o forte da creare un effetto vigoroso.

      P.S.: a proposito, per il tuo disegno sto sperimentando con nuove "bacchette magiche" provo e riprovo. Chissà cosa verrà fuori.

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    3. Allora attendo fiduciosa la magia :)

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