Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono.
I bambini sanno già che i draghi esistono.
Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi.
(G.K.Chesterton)
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Storyteller, Anker Grossvater,1884 |
“C’era una volta…”
e meno male! E’ rassicurante sapere che c’era una volta e adesso qui ed ora siamo al sicuro. Forse è per questo che i bambini non temono le fiabe – timore che spesso hanno i genitori che tendono ad addolcirle – i bambini capiscono la dimensione spazio temporale di quel “c’era una volta”: nel momento che lo sentono sanno di essere qui, mentre i personaggi oscuri e terrificanti sono da tutt’altra parte; così, bambini ed orchi non possono incontrarsi.
Andando indietro con il tempo arriviamo a quello che, secondo Vladimir Propp, è il luogo originale della fiaba, il luogo dove si svolge: la società primitiva. La fiaba presenta delle antiche reminiscenze di riti cui erano sottoposti i bambini nelle società primitive: il bambino giunto a una certa età veniva allontanato da casa, lasciato in un luogo in cui era facile perdersi (bosco) nel quale gli anziani della tribù sottoponevano il bambino a prove di coraggio, mettendolo faccia a faccia con la morte; superate queste prove, il passaggio dall’infanzia all’età adulta era avvenuto.
Il tempo e il luogo nella fiaba possono avere una irregolarità nella sequenza: improvvisi balzi in luoghi lontani o passati, ma c’è un intervento che può cristallizzare il tempo, l’incantesimo. L’incantesimo ferma il tempo per la Bella addormentata nel bosco; può fermare la vita di un intero castello con tutti i suoi abitanti; l’incantesimo può essere spesso interrotto da creature leggendarie come draghi o elementi legati alla natura più nascosta (abitanti del sottobosco o delle viscere della terra), questi esseri appartenenti a luoghi “non terreni” possono ristabilire il fluire, anche se irregolare, del tempo all’interno della fiaba. E mentre i personaggi della fiaba “dormono” così come il bambino dopo aver ascoltato la fiaba della buonanotte, il mondo intorno a loro continua ad agire: il Principe cerca il castello della Bella così come fanno i folletti e fate; sembrerebbe questo, a livello psico-pedagogico, l’insegnamento dell’incanto, ossia che il momento del sonno è una pausa da non temere poiché non è morte e pericolo, ma un momento naturale all’interno della vita. Perché il tempo nelle fiabe non è mai tempo perso, nemmeno quando è incantato, nemmeno quando sembra eterno e il perché lo dice la Volpe al Piccolo Principe: "E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
Nel suo tempo senza tempo la fiaba comincia con “C’era una volta…” e termina con “E vissero tutti felici e contenti” già! ma dove e quando? In tutti i tempi, in tutti i luoghi perché la fiaba continua e si trasforma nella mente di chi ascolta, nelle parole di chi continuerà a raccontarla, nei secoli che la trasformeranno.
Bellissimo! *__*
RispondiEliminaGrazie, mille,mille grazie :)
EliminaNon avevo mai riflettuto su quanto sia rassicurante il "c'era una volta"! Un altro bel post con interessanti spunti.
RispondiEliminaGrazie! In un certo senso è una frase magica che trasporta in un'altra dimensione, un po' come l'incantesimo :)
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