Pinocchio e Lucignolo nei loro nomi la rinascita e la morte



E quel dondolìo gli cagionava acutissimi spasimi, e il nodo scorsoio, stringendosi sempre più alla gola, gli toglieva il respiro. A poco a poco gli occhi gli si appannavano; 
e sebbene sentisse avvicinarsi la morte, pure sperava sempre che da un momento all’altro sarebbe capitata qualche anima pietosa a dargli aiuto. Ma quando, aspetta aspetta, vide che non compariva nessuno, proprio nessuno, allora gli tornò in mente il suo povero babbo… e balbettò quasi moribondo:
“Oh babbo mio! se tu fossi qui!…”
E non ebbe fiato per dir altro. Chiuse gli occhi, aprì la bocca, stirò le gambe e, dato un grande scrollone, rimase lì come intirizzito.
Così si conclude "Pinocchio. Storia di un burattino", se non fosse che il successo riscontrato dalla rivista Il Giornale per i Bambini dove "Pinocchio" era apparso in puntate, spinse l’editore a chiedere a Collodi di far resuscitare il burattino. 
E così Pinocchio fu liberato e portato nella casa della Fata Turchina dove ritornò alla vita su richiesta dell’editore!
Pinocchio non poteva morire perché aveva ancora tanto da imparare e ancor di più da insegnare ai suoi lettori, essendo il protagonista di una storia che intendeva essere educativa.
Ma un altro giovane protagonista, Lucignolo,  non avrà il dono della rinascita, infatti
Illustrazione di Carlo Chiostri
Lucignolo alla fine della sua vita, rimane e muore sottoforma di ciuchino «rifinito dalla fame e dal troppo lavoro», magro e affamato come lo era stato in vita umana, infatti il suo nome era Romeo ma era stato sopranominato Lucignolo per il «suo personalino asciutto, secco e allampanato, tale e quale come il lucignolo nuovo di un lumino da notte». Asciutto e magro in vita, affamato negli ultimi giorni di vita. 
Sembra di vederlo, Collodi lo dipinge bene, la pelle del ciuchino-Lucignolo stesa sulla paglia che emana l’ultimo respiro, mentre poche pagine avanti, altrettanto chiara è l’immagine della “pelle” del bambino Pinocchio: il burattino adagiato inerme sulla sedia: una pelle di ciuco e un burattino di legno, entrambi senza più vita.
Ma la pelle rimasta del ciuchino- Lucignolo non darà vita a nessuna cosa, nemmeno ad un tamburo (per cui era adatta la pelle del ciuchino-Pinocchio), il burattino inanime invece lascia spazio ad un nuovo bambino in carne ed ossa. 
Illustrazione di Carlo Chiostri
Lucignolo non aveva invece imparato niente e l’insegnamento che poteva dare era negativo, ossia non essere come lui ché ad essere come lui si finisce con il morire ciuchi. 
Già nei nomi i loro destini di morte e non-morte sono segnati: Lucignolo così soprannominato per la magrezza e altezza che ricorda il lucignolo (stoppino) e che, per sua natura, si consuma lentamente per spegnersi definitivamente; il nome vero di Lucignolo era Romeo che si diffuse soprattutto nel Medioevo per indicare “il pellegrino diretto a Roma”e, forse già nella scelta del nome proprio, si voleva indicare il continuo peregrinare di Romeo/Lucignolo. D'altra parte, il nome Pinocchio che deriva da "pinolo", il pinolo non muore dà origine al pino, inoltre ha un guscio duro (il legno di cui è fatto Pinocchio) ed un interno tenero che contiene il germe del futuro pino (come Pinocchio che al suo interno ha un animo vitale che lo porterà a diventare un bambino in carne ed ossa).

Commenti

  1. Davvero molto interessante.
    Ignoravo i nomi, o per meglio dire, erano sempre stati così familiari che non avevo mai badato ai loro significati.

    Moz-

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    1. Ciao Moz! Il tuo commento mi era finito negli spam :( Devo dire che anch'io non avevo mai riflettuto sui nomi di Pinocchio e Lucignolo, ho azzzardato ;)

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  2. Passo da qui velocemente solo per dirti che salvo il tuo blog e, appena posso, mi leggo con calma alcuni articoli!
    Le fiabe interessano molto anche a me... per altri motivi! :))
    Un saluto!

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    1. Grazie mille Alessia H.V.
      e benvenuta nel mio blog, spero sia uno spiunto per il tuoi interessi ;)
      a presto!

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